Un matrimonio, un adulterio, una crisi – un rapporto che sembrava aver tutto e invece si svela fragile. La reazione di lei (gli ultimatum, l’evidenza delle responsabilità), le indecisioni di lui (la gioia di vivere trasmessa dall’amante, il riflesso nel proprio successo professionale, il dolore che sa di dare alla sua famiglia), i figli trasportati dalla corrente dei conflitti.
Starnone racconta questa storia con tre voci differenti: la prima parte è affidata alle lettere spedite da lei a lui subito dopo la scoperta del tradimento – troviamo l’urgenza espressiva di chi sta vivendo il dramma in quei giorni: un marito che non vuole proseguire il suo ruolo adducendo ciò che lei considera scuse puerili. La seconda parte è invece costituita dai ricordi di lui dopo molti anni dalla crisi: il tono è meno carico, più malinconico e contraddistinto dal proprio senso di colpa. L’ultima parte della narrazione è affidata alle voci dei figli ormai adulti, sempre in contraddizione tra loro, anche nel rivivere la storia della loro famiglia.
Una crisi che ha fatto del male a tutti e dove tutti si sono fatti male tra loro. La storia di un matrimonio e delle orbitanti esistenze, in qualche modo, compromesse.