Ghiaccio-nove – Kurt Vonnegut

Sullo sfocato e lontano sfondo della seconda guerra mondiale si muove il narratore, nonché protagonista, di questo romanzo: uno scrittore che ha deciso di raccontare la giornata in cui fu sganciata la bomba su Hiroshima nel 6 agosto 1945. Il suo libro “Il giorno in cui il mondo finì” vorrebbe offrire un punto di vista sulle vite degli scenziati responsabili dell’invenzione della bomba atomica e su cosa hanno fatto quel giorno. La ricerca di informazioni riguardanti uno degli scenziati in particolare, Felix Hoenikker, lo porterà a fare la conoscenza di una serie di interessanti personaggi e gli consentirà di venire a sapere di una invenzione particolarmente pericolosa legata alla famiglia Hoenikker. Nel corso del suo viaggio approderà sulla surreale isola caraibica di “San Lorenzo” e si imbatterà in una religione molto particolare, il Bokononismo, che adotterà come credo personale.

“Ghiaccio-nove” è una grande allegoria sull’uomo e sulle sue azioni scellerate, non c’è una sola pagina del libro che non contenga un rimando alla stupidità dell’essere umano. La religione (inventata dall’autore) il cui credo principale è che tutte le religioni, compresa se stessa, siano in realtà solo una massa di menzogne, è un vero tocco di classe. La natura devastante dell’invenzione di cui parlavo poco fa e la totale superficialità con la quale viene maneggiata sono una fulgida raffigurazione di come il nostro operato sia, prima di qualsiasi altra cosa, in grado di influenzare in maniera incontrollata tutto quello che ci circonda.

Un libro semplice e intelligente, divertente ma incredibilmente profondo, cupo ad un livello così basso da sfociare senza accorgercene nel grottesco.

“Alla tigre tocca cacciare
All’uccello tocca volare
All’uomo tocca chiedersi: “Perché? Perché? Perché?”.
Alla tigre tocca dormire
All’uccello tocca posarsi
E all’uomo raccontarsi
Che è ancora in grado di capire.”

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Recensione di
Simone Fracassa

Mi chiamo Simone (per gli amici Darsch), faccio lo sviluppatore web, sono appassionato di informatica, cinema, videogiochi e fotografia, e mi dilett(av)o a suonare la batteria. La lettura è un bisogno primario, un po' come respirare. Non esco mai senza il mio Kindle, di cui sono un fanatico dagli albori, e un qualsiasi strumento - generalmente un paio di cuffie e del buon heavy metal - che possa essere utilizzato per isolarmi dal mondo esterno e infilarmi nel mio infundibulo cronosinclastico (grazie Vonnegut, di tutto). Più che leggere mi immergo nella lettura: mi piacciono i dettagli e i particolari, rileggo spesso lo stesso paragrafo più volte se è sufficientemente intenso e in definitiva adoro perdermi tra le volute di immagini e sensazioni scaturite da quelle pagine. Sono convinto che la potenza di un buon libro sia tutta in quel piccolo, impercettibile attimo di smarrimento che si prova chiudendolo e tornando alla realtà.
Sono aperto e disponibile a qualsiasi genere, ma i miei amori indiscussi sono il fantasy (quello vero, massiccio, epico: Jordan, Erikson, Sanderson), la fantascienza d'autore e la saggistica scientifica.
A volte attraverso dei periodi nostalgici e mi dedico alla rilettura dei miei libri preferiti, a discapito di eventuali nuove, meritevoli scoperte. Ma che ci volete fare, la memoria col tempo gioca brutti scherzi e alcune storie meritano di essere rispolverate ciclicamente, perché è giusto che facciano sempre parte della tua vita.

Sito web: www.darsch.it
Twitter: @darsch

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