Fumo e cenere – Abir Mukherjee

Per il terzo anno consecutivo Feltrinelli ha inserito un titolo di Abir Mukherjee (Londra, 1974) tra quelli dell’offerta di due libri a 9,90 euro. Il libro questa volta è Fumo e cenere (Smoke and ashes, 2018), il terzo romanzo incentrato sulle indagini del capitano Sam Wyndham nell’India coloniale.

A pochi giorni dal Natale del 1921 una serie di delitti caratterizzati da particolare ferocia e orrende mutilazioni insanguina Calcutta; intanto i nativi partecipano numerosi alla ribellione non-violenta ispirata da Gandhi (anche se qualche scheggia impazzita sfugge al controllo); negli stessi giorni è anche prevista la visita in India del principe di Galles Edoardo, il futuro re-imperatore. Mentre combatte la sua battaglia personale contro la dipendenza dall’oppio, Sam Wyndham si trova coinvolto in questi eventi e insieme al fido collaboratore indiano, il sergente “Surrender-not” Banerjee, giunge a scoprire la verità sugli omicidi. Ma verità e giustizia non necessariamente si accompagnano.

Dopo L’uomo di Calcutta e Un male necessario, Mukherjee ha scritto un altro romanzo certamente gradevole e avvincente, e che allo stesso tempo descrive in modo chiaro ed efficace la società dell’India britannica, con le sue contraddizioni, i suoi conflitti, i suoi segreti; questa volta, peraltro, come lo stesso autore spiega nella Nota di conclusione, alcuni fatti e personaggi del romanzo attingono a individui ed eventi che appartengono alla storia vera del Paese.

Il protagonista è sempre il capitano Wyndham: reso cinico dall’esperienza della guerra mondiale, chiuso in se stesso e ancora dolorosamente legato al ricordo della moglie morta, Sam si tormenta per la dipendenza dall’oppio che lo ha reso schiavo e che rischia di togliergli anche la lucidità necessaria per svolgere il suo lavoro di investigatore. Dalla sua stessa voce di narratore interno, come negli altri romanzi e forse stavolta in maniera più intensa, conosciamo le sue fragilità, i suoi rimpianti come anche il suo amore per la verità, le felici intuizioni e la visione in certa misura divergente (il che peraltro accresce il suo isolamento) delle cose dell’India. A differenza che per tanti connazionali, l’India per Sam non è semplicemente una colonia dell’Impero: in India Sam ha cercato un rifugio, Calcutta la ama perché la sente simile a sé, disadattata e disperata; e la sensibilità e l’intelligenza gli permettono anche di superare alcuni limiti e  pregiudizi, tanto da dividere la casa e infine anche confidenze intime con il suo sergente nativo e da provare  sincera simpatia per la ribellione non violenta degli Indiani.

Perfetto coprotagonista si rivela una volta di più il giovane sergente Banerjee. Anche lui, seppure per motivi diversi, vive il dramma dello sradicamento e della solitudine, tipico di chi si trova diviso tra due mondi: crede nella sua professione di poliziotto, anche se questo significa collaborare con i dominatori, e svolge il suo compito in maniera del tutto fidata, accettando in silenzio le discriminazioni che lo colpiscono in quanto nativo; e intanto diventa un rinnegato agli occhi della famiglia d’origine che pure lui ama e desidera proteggere. Discreto, misurato, legato da affetto vero a Sam, mostra una crescente maturità professionale e umana, che lo rende un braccio destro ancora più prezioso.

Sicuramente più complesso e originale nella struttura narrativa rispetto ai due romanzi precedenti, Fumo e cenere fa anche un uso più moderato dei colpi di scena, senza per questo perdere in ritmo e capacità di coinvolgere il lettore. Contemporaneamente, quasi senza che ce ne accorgiamo, ci lascia una serie di spunti di riflessione su temi politici ed etici davvero scomodi: sul colonialismo, come nelle altre due opere, e questa volta anche sulla ricerca scientifica e su quale dovrebbe essere il limite morale che essa non dovrebbe mai oltrepassare.

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Recensione di
D. S.

Sono una lettrice vorace, una cinefila entusiasta e un'insegnante appassionata del suo lavoro; e non so concepire le tre cose disgiunte l'una dall'altra.

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