Supermarket24 – Matteo Grimaldi

Il termine “giovane” indica una condizione data dall’età, dalla vitalità, dall’energia. Purtroppo viene spesso associato a una situazione di immaturità: “Sei ancora giovane, non hai esperienza”. Sembra quasi che questa gioventù la si debba scontare, in qualche modo.

Particolarmente nell’ambito lavorativo, può capitare di sentirsi “giovane” ogni volta che si inizi un nuovo impiego. E’ il caso del protagonista di “Supermarket24”, Luca Sognatore, che decide di intraprendere un nuovo lavoro perché stanco di fare il cameriere presso la trattoria de “l’orco”. Finalmente, si dice: basta portare piatti incandescenti a ritmi da schiavo, o dover inventare le scuse più assurde per poter prendere un’ora di permesso. Un impiego serio e organizzato, ecco quello che ci vuole.

Eppure. Il lavoro è sempre fatto di persone con cui relazionarsi: dai colleghi ai superiori ai fornitori ai clienti. Questa varia umanità è la vera persecuzione di Luca, che nelle 24 ore passate al reparto ortofrutticolo riesce a inquadrare la personalità di ognuno di loro. Come se avesse girato il mondo e avesse già visto tutto, lui li conosce, sa leggere nei loro occhi, li vede a casa mentre vengono calpestati dai familiari. Per fare tutto questo non ha bisogno di un ampio arco temporale o di chissà quale interazione: il primo sguardo, la prima frase, un indumento che salta all’occhio sono sufficienti. Dategli un pretesto e Matteo (pardon, Luca) vi farà una radiografia all’anima.

Il protagonista non ha mezzi termini: odia le persone oppure le desidera; purtroppo però non le ama mai. Sognatore infatti, a dispetto del nome, è egoista, cinico, anti-romantico, bramoso di possesso e di vita ma incapace di vero amore. Forse perché è ancora giovane.

Caratteristica del nostro neo-assunto (o dell’autore) è la capacità di insultare una persona con acrobazie della fantasia degne del miglior Bill Hicks.

Sognatore desiderava uscire dall’angusto spazio della trattoria? Eccolo nell’insidioso reparto di frutta e verdura, anticamera di un microcosmo più grande, dove incontrerà un’umanità problematica senza grosse speranze dipingendola con tratti feroci e impietosi. Un romanzo che è una sberla. Magari seguita da un calcio nello stomaco.

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Recensione di
Antonio Soncina

Odio i best seller, soprattutto se di sfumature rosa, gialle o grigie. Ai classici preferisco storie contemporanee. Posso sopravvivere senza il rinomato "odore della carta" ma non con il Kindle scarico.

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