La giostra dei criceti è la storia di un gruppo di disgraziati che tentano il colpo della vita con una rapina, e che si trovano intrappolati nella tela più grande della vera criminalità. È la storia anche di un manipolo di burocrati e alti funzionari dello Stato che si riunisce in un’organizzazione per tentare di risolvere il problema delle pensioni con un piano surreale denominato “Anno zero”. Tutti fanno parte della giostra, trasversalmente, piccoli e grandi delinquenti, bassi ed alti funzionari . Tutti ne fanno parte, ne facciamo parte, ma nessuno ne è pienamente consapevole. In mezzo a questi due gruppi si colloca Diego, modesto impiegato Inps. Anche lui vorrebbe, come tutti, tentare il suo colpo di fortuna, risolvere la sua vita, fare il salto di qualità. Anche lui si trova invischiato in qualcosa di più grande.
Ironia, umanità, tanta disperazione, tanta azione, anche diversi picchi di divertimento. Situazioni surreali, personaggi talvolta tanto grotteschi quanto fottutamente reali. Questo è il bello di Antonio Manzini. E come è nel suo stile, in mezzo a tutto ciò si fa strada uno spazio per la poesia. Infatti nella pluralità dei personaggi c’è anche posto per una storia d’amore, una luce in fondo al tunnel, un sottile filo di speranza. E c’è anche spazio per una commovente riflessione sulle età della vita, sui rapporti fra gioventù e la vituperata vecchiaia. La differenza di tempo e di tempi. Un invito sottile, sottinteso forse, a riconsiderare i nostri anziani, non solo un peso ma una risorsa, ultimi custodi di valori ormai evaporati nel nulla.