Sherlock Holmes

Mio caro Arthur, ma ti rendi conto?
Hai creato un personaggio immortale, un “eroe” che vive più vite di un gatto.
Sempre presente, in vesti diverse, nel cinema o in altra letteratura, con molteplici trasformismi – proprio come quelli che, ho potuto notare, ama fare lui stesso nelle sue avventure.

Ci sono tante opere su di lui.
Così immensa é la produzione sulle sue vicende, che ho voluto contattarti.
Sento di dovermi rivolgere alla fonte per saziare la mia sete di conoscere l’originale.
Ti prego di sollecitare per me un incontro con il caro Holmes.
Digli di incontrarci allo “Studio in rosso” sotto “Il segno dei quattro” per parlare de “Le avventure di Sherlock Holmes”.
Desidero conversare con lui circa il suo pensiero logico/deduttivo, il suo scarso interesse per le poche sfide dei casi senza caratteristiche peculiari che soddisfino la sua voglia di cimentarsi con gli enigmi complessi.

Vorrei anche sapere di più sui suoi insuccessi, senza malizia, ma solo per comprendere quanto una mente fine può arrivare seconda all’astuzia di una donna; tale Signorina Adler mi pare!
Il tutto con la massima goliardia.
Tra un bicchiere di rosso e un tiro di pipa.

Mi piacerebbe presentarmi senza dirgli alcunché di me, lasciare che il suo sguardo mi scruti bene per capire:

1. dai pantaloni lisi sui tacchi che sono un gran camminatore
2. dalle occhiaie che sono un nottambulo
3. dal callo sul dito medio della mano destra che scrivo ancora tanto a mano
4. dalle unghie corte che pesto volentieri le dita anche sui tasti del Pc
5. dalla barba incolta e i capelli arruffati che mi sono appena svegliato e non ho una gran voglia di curarmi
6. ecc. ecc. ecc.

Lo lascerei parlare senza interromperlo mai, beandomi delle sue intuizioni a limite dell’incredibile.

Ti prego vivamente di permettermi tale incontro. Non ho problemi di orari o luoghi quando si tratta di Holmes, se vuole può portare anche il dottor Watson; elementare!

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Recensione di
Simone Gentile

Sono Simone Gentile. Stretto tra una torre di libri e una pila di graphic novel (da leggere tutti, rigorosamente, in ordine sparso) continuo a lasciare una traccia nera su un foglio bianco; un timido rivolo che vuole affluire all'impetuoso corso della narrativa e continuare il Viaggio. Sono aperto a qualsiasi genere ma attratto dalle varie declinazioni della paura, per questo spesso mi ritrovo invischiato in storie che "MAMMAMIA!"... e forse poi, un po', me le vado a cercare.

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8 commenti
  • Io ho visto solo il film e mi è anche piaciuto molto.
    Non sono una patita di gialli, ma se dovessi iniziare non avrei dubbi e sceglierei Doyle. :)

  • Comunicazione di Servizio: ho tolto le altre due immagini, perchè diventava un problema, visto che il post non è lunghissimo e ho scelto questa come immagine principale perhcè la prima sgranava troppo.

    Good work! :)

  • Dear Sir,

    quantunque la mia padronanza dell’idioma italico sia decisamente insufficiente e, oserei dire, precaria, proverò comunque a rispondere nella Sua lingua all’appello che – Lei inavvertito – mi giunge comunque, discretamente trasmessomi dalla nostra squisita comune amica Delly. Mi duole comunicarLe che l’incontro da Lei agognato, al quale mi sarei offerto con sommo diletto, non potrà avere luogo a breve, trovandomi io in questo momento in un remoto luogo di villeggiatura allo scopo di ritemprare le ormai stanche membra, fiaccate dall’età. Essere tuttora in vita a tanto tempo dalla mia nascita – avvenuta come Lei sa in età già adulta e senza la collaborazione di una madre, come sovente avviene per i personaggi immortali – ha di certo incommensurabili vantaggi, tanto è l’interesse del periodo storico che ho avuto la ventura di attraversare e le cui perigliose acque tuttora mi trovo a guadare; purtuttavia, l’esperienza ormai secolare e quel dottore di Vienna mio contemporaneo mi insegnano che una figura femminile nella mia generazione avrebbe certo addolcito certune asprezze del mio carattere eccessivamente raziocinante; e ahimè imparo ogni giorno di più sulla mia persona che la carta non è meno caduca della carne, e anzi ogni insulto che il tempo indirizza alle pagine su cui è fissata la mia anima d’inchiostro – squarci, ghirigori infantili e financo colar di lacrime o di moccio – si riverbera sulla mia pur robusta complessione, costringendomi sempre più sovente a queste permanenze rigeneranti in luoghi altrimenti ameni, non fosse per la compresenza di altri Immortali non sempre adusi alle maniere dei gentlemen, quali paperi starnazzanti, rissosi giganti dalla pelle verde e giovanotti adusi a prender fuoco facilmente, in senso metaforico e di lettera.
    Nel rammarico di non poter soddisfare immantinente la Sua curiosità nei miei riguardi, e nell’assicurarLa che sarà mia cura, eventualmente in un prossimo soggiorno rigenerante, scegliere lidi a Lei prossimi per facilitare il nostro incontro, La lascio con un piccolo dilemma su cui riflettere, dal quale potrebbe dipendere la mia intera futura carriera letteraria, e quindi la mia vita stessa: fui il campione dell’applicazione ferrea e raziocinante del principio di causalità in un’epoca che già minava alle fondamenta la possibilità stessa del determinismo; sarebbero venuti di lì a poco i Bohr, i Goedel e tutta un’allegra brigata di guastatori a fare strame dei presupposti epistemologici alle fondamenta del mio metodo. Vero è che la gente comune –che è quella che si appassiona alle mie imprese – ancora oggi nutre una pervicace idiosincrasia al ragionamento probabilistico e non è capace di rinunciare al principio del terzo escluso: ragione per la quale potrei tranquillamente continuare per la mia strada, facendo affatto mostra di indifferenza ai nuovi concetti della logica formale e della filosofia contemporanea. Strada che, come Lei avrà già intuito, mi è preclusa dal mio rigore intellettuale. Ma – e questo è il quesito che Le chiedo di aiutarmi a sciogliere – come potrei mai io adattare il nitore formale delle mie catene causali al caos che erompe da questo nuovo mondo in perenne rimescolamento, in cui più cose possono essere contemporaneamente vere, o anche nessuna? Provi, La prego, per meglio comprendere la natura del mio dilemma, a leggere l’interessante lavoro del Signor Stanislaw Lem, “L’indagine del Tenente Gregory”. Mi permetto di affermare – non me ne voglia il Signor Lem – che trattasi di tutt’altro che un capolavoro; tuttavia, l’idea che sorregge l’opera è tale da mettere in discussione l’intero mio modo di operare, e questo – Lei comprenderà, ne sono certo – è per me motivo di gran cruccio.

    Best Regards, Suo

    S.H.

  • Sebbene mi sfugga come scrivendo ad Arthur mi risponda il signor Holmes (ma le poste inglesi presumo funzionino peggio di quelle italiane), sono ben lieto di avere un consiglio di lettura da un cosi illustre personaggio.
    Provvedero' subito a procurarmi il testo, sicuramente interessante.
    Grazie grazie grazie

  • Ma Sir, mi perdoni… il mio amato padre è deceduto, come tutti sanno, svariati decenni or sono! Mi è stato perciò naturale, alla lettura dell'appello, presumere che un gentiluomo, quale Lei certamente è, non sia incline a vaneggiamenti quale il dialogo coi defunti, che alla mia indole razionale appaiono affatto inappropriati alla condotta delle persone sane di mente. E' stato pertanto ovvio giungere alla conclusione – l'unica possibile avendo scartato l'impossibile eventualità che Lei volesse conferire con chi non è più – che fosse con la mia persona che Lei volesse in realtà un abboccamento.  Da cui la mia disponibilità.
    Sincerely, yours S.H.

  • ARGH! Come "morto"? Ma se fino a pochi giorno fa era vivo, vegeto e palpitante tra le righe dei suoi romanzi; sono assolutamente sconvolto.
    Mi rincuora continuare a parlare con lei, caro Holmes, come suo illustre parente "cartaceo". Le mie piu' sentite condoglianze.
    Contribuiro' senz'altro a tenere viva la memoria del sommo Doyle continuando a leggere le avventure che la vedono protagonista.
    Sono alla ricerca del testo da lei consigliato e spero di trovarlo in una delle librerie in cui uso fornirmi.
    Sinceramente vostro, sempre.

    P.s. sulla mia sanita' mentale non metto la mano sul fuoco neanche io, eheheh

Recensione di Simone Gentile