Il peso – Liz Moore

Il genere letterario denomimato “dick lit” è la versione maschile del “chick lit”. Le storie vengono raccontate dal punta di vista di maschi, solitamente trentenni, middle-class e con relazioni incasinate – i famigerati “problemi di cuore” delle donne. L’esponente più famoso del DL è probabilmente Nick Hornby, al quale potremmo aggiungere Jonathan Tropper, di cui abbiamo scritto proprio su queste pagine.

Liz Moore appartiene a pieno diritto a questa corrente abitualmente frequentata da autori maschili. “Il peso” intreccia le vicende di Arthur, un ex professore universitario abitante a Brooklyn – sovrappeso e isolatosi dal mondo parecchi anni addietro – e di Kel – nato in una modesta cittadina, adolescente con un talento per lo sport ma una madre single problematica, Charlene; proprio quest’ultima, afflitta da problemi di salute e alcolismo, avvicinerà i due, mai incontratisi prima. Come storia parallela, a far capolino nella vita dell’ascetico Arthur arriva Yolanda, una donna delle pulizie che vive una difficile relazione con il suo ragazzo, un tamarro con più tatuaggi che neuroni.

L’autrice usa le parole per descrivere il mondo interiore dei due protagonisti principali, entrambi introversi ma in maniera differente. Arthur è sempre stato timido, dedito alla cultura, al suo lavoro di insegnante, ai suoi studenti; con Charlene aveva avuto una breve relazione diventata poi epistolare e infine interrotta. D’altra parte, Kel è il ragazzo figo che i compagni vogliono come amico e le ragazze desiderano in auto o in camera da letto; nonostante tanta sicurezza in se stesso, a un certo punto non sa più cosa fare della sua vita, e non si tratta solo di scegliere tra lo sport e l’università, ma di capire chi fosse suo padre.

Siano essi placidi amanti della cultura o Jocks, palestrati a loro agio in mezzo a una festa, gli uomini hanno pensieri infestati da dubbi e insicurezze; commettono errori, si pentono, non chiedono perdono per orgoglio, si ritrovano soli, hanno bisogno di aiuto. E’ questo il messaggio di Liz Moore in “Il peso”.

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Recensione di
Antonio Soncina

Odio i best seller, soprattutto se di sfumature rosa, gialle o grigie. Ai classici preferisco storie contemporanee. Posso sopravvivere senza il rinomato "odore della carta" ma non con il Kindle scarico.

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2 commenti
  • Si potrebbe aprire un dibattito sul tuo ultimo paragrafo ma immagino che non se ne verrebbe mai a capo. Gli uomini su un pianeta e le donne, si sa, sull’altro!

  • Interessante, molto interessante, il punto di vista maschile e l’interiorità maschile analizzati da un’autrice donna, se non ho capito male…Mi hai incuriosita!

Recensione di Antonio Soncina