Mare al mattino – Margaret Mazzantini

Ciò che deve piacermi a primo approccio in un libro non è tanto la copertina, il titolo, la grandezza. E’ il metodo di scrittura che l’autore adotta. Lo stile che più mi piace è quello silenzioso, che Calvino definirebbe dotato di “leggerezza”. Non leggerezza dell’argomento che tratta; ma  leggerezza nel penetrare nell’animo, nello scivolare a piano a piano tra le fessure dell’ intimo fino ad arrivare in fondo, così che io non veda più ciò che mi circonda, non vedo più le lettere, vedo solo ciò che lo scrittore vuole che veda. Lo stile deve essere come l’acqua, che si adatta a tutto ciò che incontra. Uno stile di questo genere l’ho sempre visto riflesso in Margaret Mazzantini, e riscontrato anche nel suo ultimo libro: “Mare al mattino”.

Certo la storia non è delle più semplici. Narrare della condizione della Libia sotto Gheddafi è una prova scottante.

Ma la leggerezza con cui la Mazzantini lo fa è magica. Il metodo è semplice, il raccontare l’alternarsi di due storie parallele, vissute da due madri e due figli, ma il modo con cui la Mazzantini lo fa è magico e unico. Angelina e Jamilia sono due mamme di condizione sociale diversa certamente, ma di condizione interiore uguale. Jamilia lascia la sua terra, Angelina lo ha già fatto. Grande è per entrambe il dolore per il distacco, ma grande è allo stesso tempo la forza e tenacia con cui le due donne vanno avanti. Diversa è invece la condizione dei due ragazzi, Vito, il quale non si allontana dalla terra della madre, ma invece la visita, e Farid, il ragazzo i cui occhi si incrociavano con quelli delle gazzelle, libero, che si trova trasportato su una nave e costretto a fuggire. Il libro di presenta come un susseguirsi docile di scene. Pochissime sono le battute di discorso diretto, e quelle che ci sono, sono per dare enfasi a ciò che sta succedendo. Tramite le parole la Mazzantini ci racconta la condizione dei ragazzi profughi. Del loro meravigliarsi di fronte al mare che non hanno mai visto. Farid “credeva di poterci camminare sopra come le navi dei pirati. Invece è bagnato e succhia da sotto.”

Alla fine, le due storie si sfiorano. Passano una accanto all’altra in modo quasi impercettibile. Un sacchetto di cuoio è ciò che unisce due vite destinate a non incrociarsi mai se non per puro caso e soprattutto, inconsapevolmente.

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Recensione di
Ele

24 anni, i viaggi e la letteratura sono le mie passioni. Dalla Calabria, passando per Roma, Tomsk e Edimburgo, studio Traduzione e Comparatistica letteraria a Pisa. I miei studi mi hanno portata a vedere la letteratura come un insieme di connessioni: tra lingue, popoli, culture, riti, influenze. Difficilmente riesco a leggere un libro per volta. In constante fluttuare tra luoghi e parole, ricorro alla scrittura per trovare un ordine, o almeno ci provo.

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2 commenti
  • Della Mazzantini ho letto anni fa “Non ti muovere” e mi sto ancora riprendendo dal pugno nello stomaco. Scrive di cose che fanno male e per ora non sono pronta ad affrontarla di nuovo, chissà tra qualche tempo… :)

  • idem come sopra,
    non ti muovere non mi era piaciuto per niente al mondo e non sono più riuscita a superare il trauma del “non ti venga in mente di leggerne un altro” :)

Recensione di Ele