Alice nel Paese delle Meraviglie – Lewis Carrol

Tra il menzionare opere e romanzi più o meno recenti, mi ero chiesta da un pò di tempo cosa avessi potuto scovare di tanto antico ma non troppo vetusto che potesse destare l’interesse del lettore moderno per i (miei amati) classici e con sorpresa mi sono accorta che di Alice in Wonderland ancora non si era  parlato. Incredibile davvero! Un classico della letteratura per bambini, ideato e scritto per una bambina, ma che di letteratura per l’infanzia non ha che poco, non potevamo lasciarcelo scappare, nella nostra libreria. E così eccomi qui a parlarvi di un tipo piuttosto singolare quale Lewis Carrol, pseudonimo di Charles Lutwidge Dodgson nonché sua curiosa derivazione, dato che Lewis risulta essere la versione inglese del latino Ludovicus (Lutwidge) e Carrol l’anglicizzazione di Carolus (Charles).

Dopo questa presentazione non ci risulta allora poi così strano che il nostro scrittore avesse moltissimo a cuore i giochi di parole e le arguzie semantiche, una “deriva”, questa,  procedente dalla sua intelligenza squisitamente matematica, nonostante pare che  le sue lezioni (era professore ad Oxford) fossero piuttosto noiose e prive di stimoli. Ma, come si sa, le menti più brillanti a volte appaiono per qualche verso paradossali, ed infatti Alice nel Paese delle Meraviglie è il mondo dei paradossi per eccellenza.

Nonostante sia un volumetto agile, nella sua versione integrale, per quanto densa, movimentata e frizzante risulta la sua lettura, credo siano necessari alcuni momenti di pausa per riprendersi dallo stupore, dal divertimento e dalla fantasticheria continua. Difatti la chiave di lettura della  storia possiamo trovarla sin dall’incipit, quando Alice

[…] aveva sbirciato un paio di volte nel libro che ua sorella stava leggendo, ma non c’erano né figure né dialoghi, “e a che pro un libro”, pensava Alice, “senza figure né dialoghi?” […]

e allora il fiume di immagini e dialoghi si sussegue senza sosta, in un ritmo incalzante e sorprendente, proprio perché il testo, scrive Aldo Busi nella sua prefazione alla traduzione per la Feltrinelli,

[…] è sempre spostato un pò più avanti o un pò più indietro di dove ognuno pensa di averlo colto – spesso acchiappato. […]

Alice è una di quelle opere che si raccomanda di leggere in lingua originale per poterne gustare ed apprezzare la verve e l’arguzia letteraria; per questo ho scelto l’edizione con testo originale a fronte edita dalla Feltrinelli e a cura di Aldo Busi, la cui traduzione mi è molto piaciuta, nonostante utilizzi  un linguaggio quasi del tutto moderno trasportando di fatto il mondo della cultura  vittoriana nel nostro  secolo XXI.

Per quanto riguarda la trasposizione cinematografica più recente di Alice in Wonderland di Tim Burton,  non so perché ma mi è sembrato che  l’impronta del regista sia troppo ingombrante, troppo singolare e personale e che per questo dia una interpretazione totalmente diversa dell’opera letteraria, di per sé già del tutto originale ed eccentrica. E mi domando: se non riesce di ricreare per davvero l’humor effervescente e arguto dei dialoghi di Alice, perché cimentarsi in un’impresa tanto ardua?

A voi la sentenza.

 

 

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Recensione di
Vivien

If you wish to travel far and fast, travel light. Take off all of your envies, jealousies, unforgiveness, selfishness and fears.

(From Victoria Hostel kitchen wall, London, 6th April 2014)

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2 commenti
  • Questo è uno tra i miei libri preferiti, era proprio ora di andare in rete con una bella recensione in merito =) brava e complimenti!. Tra le altre cose, per apprezzare un po’ di più giochi di parole e “cose” matematiche, c’è un’edizione commentata e con note di Martin Gardner, il nobile padre di tutti i risolutori di giochi di matematica e, probabilmente, uno di quelli che hanno spinto carrettate di gente a fare i matematici nella vita.

    Per il film… ahimè hanno deciso di tirarlo fuori dalla sceneggiatura di un videogioco a tema, piuttosto che dal romanzo… quindi è andata come è andata, alla fine, come hai giustamente detto, è l’Alice di Tim Burton, per chi piace il genere, sicuramente s’è perso molto dello spirito del libro.

    • Grazie per l’informazione, spero di avere tempo per scovare l’edizione con le note di Gardner, perché sono rimasta davvero incuriosita dalle filastrocche e dalle poesie di Carrol e nell’edizione da me citata sono spiegate in nota ma non da un punto di vista prettamente matematico.

Recensione di Vivien