L’ultimo giorno di un condannato – Victor Hugo

Anche se quanto sto scrivendo riuscirà utile un giorno ad altri, frenerà il giudice dal giudicare, salverà degli infelici, innocenti o colpevoli, dall'agonia cui m'hanno condannato, ebbene? A che pro? Che me ne viene? Quando m'avranno tagliato la testa, cosa m'importerà se la taglieranno anche ad altri? Come ho potuto pensare simili follie? Smantellare il patibolo dopo esservi salito! Ditemi voi a che mi gioverà.

Quest'opera venne pubblicata per le prime due edizioni senza firma, ma con un invito a pensare che fosse la reale trascrizione dei fogli scritti durante le ultime sei settimane prima dell'esecuzione. Forse Hugo voleva rendersi conto dell'accettazione che avrebbero avuto dell'opera i suoi contemporanei, o forse voleva incrementare l'autenticità del racconto rendendolo reale. In ambedue i casi a noi resta questo piccolo capolavoro, con la sua forza e la sua autenticità, un caso in cui la finzione è più reale di una qualsiasi cronaca. Il ritmo incalzante del racconto in prima persona, l'uso continuativo dell'antitesi da la possibilità di avvicinare sfere di pensiero lontane, la famiglia e la solitudine del carcere, il destino dei forzati e quello dei condannati a morte e così via in un confronto stringente che anima tutto il racconto. L'orologio che scandisce il tempo, che mi ha ricordato il rintocco dell'orologio in "The Tragical History of Doctor Faustus" di Marlowe, l'impressione di vedersi fuggire via la vita secondo dopo secondo, la continua domanda "sarà oggi?" o "che giorno è?", tutto questo elegge come nemico principale del condannato, non la morte, quanto il tempo che col suo scorrere ne logora l'essenza, tanto da fargli desiderare a fasi alterne un'immediata morte o i lavori forzati a vita. In definitiva un'opera coinvolgente, importante e che consegna un grande messaggio sulla vita, la giustizia e la morte. Ne consiglio la lettura a tutti, ma, soprattutto, a chi, ancora, pensa che la pena di morte sia giustificabile, troverà in questo libro un'argomentazione più convincente di qualsiasi discorso astratto sulla giustizia.

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Cirdan
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