I dodici cerchi – Jurij Andruchovyč

I dodici cerchi di Jurij Andruchovyč, pubblicato da Del Vecchio Editore, è un libro molto raffinato e curioso.

È la storia di un amore contorto, difficile, tra un fotografo austriaco e la sua traduttrice ucraina. Karl Joseph Zumbrunnen, nato in Austria nel villaggio di Zitsgrass e residente a Vienna, prova uno strano quanto profondissimo amore verso una terra per lui speciale: l’Ucraina. Karl Joseph sa che questa terra è stata ampiamente abusata dall’impero sovietico, che ne ha praticamente distrutto, sotterrato, banalizzato le tradizioni e la cultura, inglobandola in un’immaginaria e idealistica visione di un mondo perfetto (“e di qui di nuovo l’abbandono, la rovina e il saccheggio da tutte le parti possibili di tutto ciò che poteva servire a qualcosa”). Karl Joseph percepisce innegabilmente e prepotentemente l’immensa influenza che l’occupazione russa ha avuto su tutto il territorio e il popolo ucraino, influenza che ancora oggi si tramanda e si impone nonostante il regime russo sia ormai crollato da tempo. Molto tempo prima dell’inizio di questa storia, riflette Karl Joseph, “divenne chiaro come il sole che il mondo si stava muovendo verso qualcosa di molto cattivo e che in qualsiasi momento sarebbe potuto cominciare ogni genere di orrori”.

Tramite Karl Joseph e le sue vicende abbiamo modo di guardare in maniera trasversale, originale e unica una terra che spesso ci rifiutiamo di comprendere. Insieme a Karl Joseph guardiamo le immense bellezze ucraine, insieme all’architettura sovietica che contribuisce a rovinarne l’aspetto, ad alterarne la provenienza e la natura. Nessuno dei conoscenti e degli amici di Karl Joseph riesce a comprendere per quale motivo egli adori così tanto questa terra. dodici-cerchi-jurij-andruchovyc-fattitalianiE lui non cerca di spiegarlo, perché sa che sarebbe del tutto inutile: per innamorarsi dell’Ucraina, bisogna conoscerla nel profondo e, soprattutto, imparare a viverne le tradizioni e le spettacolari bellezze. E, soprattutto, Karl Joseph si arrabbierebbe parecchio se solo qualcuno tentasse di attribuire all’amore verso l’Ucraina un qualsiasi tipo di collegamento con la cotta presa per la sua traduttrice personale, Roma Voronyč. “Il cammino di uno straniero è pieno di insidie e prove, ma non c’è niente di più dolce del sentirsi a proprio agio con l’estraneo”, pensa Karl Joseph, provando un amore sincero per un territorio a cui appartiene solo per acquisizione spontanea.

La meta preferita da Karl Joseph è la città di Leopoli, nella quale cerca di tornare tutte le volte che può, intervallando i ritorni a Vienna solo allo scadere degli innumerevoli visti necessari per rimanere in Ucraina. Per mesi e mesi Karl Joseph sparisce nei Carpazi, producendo delle magnifiche foto che poi espone nelle sue mostre.

Karl Joseph si reca spesso in Ucraina per lavorare, per fotografarne la vita e trasmetterne la bellezza, ma non sa assolutamente parlare in ucraino, per cui è fondamentale per lui il sostegno di Roma. Karl Joseph sa benissimo che Roma, però, è una donna sposata. Nonostante abbiano avuto una breve storia, che assomiglia più a una trasgressione che a un vero amore, Karl Joseph non riesce a togliersi dalla mente quella bellissima donna ucraina che gli tormenta i pensieri.

Karl Joseph riesce a scoprire se stesso, le sue paure e le sue emozioni, in un viaggio attraverso la terra amata, inseguendo l’amore di una donna desiderata, e capisce che “tutto il segreto del mondo consiste nel nostro rifiuto di accettare le cose come sono. Al contrario esiste solo un ordine delle cose. Per questo abbiamo così paura del futuro, abbiamo paura dei viaggi, dei bambini, abbiamo paura dei cambiamenti. Io non sono in grado di oppormi, ma faccio finta di oppormi con tutte le mie forze”. Karl Joseph comprende che la vita è qui e ora, e che bisogna viverla in pieno, lottando per ciò che si ama, per ciò che si vuole, perché “tutto il resto si chiamava il freddo futuro e indicava un’unica possibile direzione del movimento e un’assoluta mancanza del diritto di scelta”.

Questa storia ha i suoi otto “eroi”, come li chiama l’autore stesso. Oltre a Karl Joseph Zumbrunnen, il fotografo viennese, e Roma Voronyč, la sua traduttrice, ci sono altri personaggi improbabili quanto
curiosi. Il poeta e letterato Artur Pepa, marito di Roma, uomo un po’ noiosetto e lagnoso, dedito all’alcol che lo aiuta a non pensare ai suoi drammi (lavorativi e non). C’è poi Kolomeja, chiamata Kolja, la figlia di Roma (ma non di Artur, che però ne diventa patrigno sposando Roma), una bella ragazza ormai diciottenne e sul punto di sbocciare in tutta la sua bellezza. Ci sono poi le due modelle, Lilja e Marlena, a cui piace ripetere spesso il detto “il mattino ha l’oro in bocca”, come fosse un ritornello ricorrente e necessario alla sopravvivenza. Lilja e Marlena, l’una bionda e l’altra mora, sono due bellezze che lavorano insieme al regista e video maker Jarčik Strigonič, professionista follemente creativo. Infine c’è il professor Doktor, ex professore e studioso del poeta Antonyč, grazie al quale possiamo conoscere molto da vicino il pensiero e la vita di questo poeta ucraina degli inizi del Novecento. Tutti loro vengono invitati all’osteria “Sulla Luna” dal proprietario, Varcabyč Yl’ko Ylkovyč, sponsor e imperatore di qualsivoglia fornitura di ricchezza presente nella zona tra i Carpazi e la Transilvania.

I dodici cerchi è una splendida testimonianza di una cultura che troppo spesso siamo abituati a ritenere “secondaria”, che troppo spesso ignoriamo per mancanza di tempo o di volontà. Oltre a raccontarci una bellissima storia, insieme a tutti i personaggi che la vivono e la compongono, Jurij Andruchovyč ci permette di posare il nostro sguardo sulle bellezze della Galizia e i tutto il territorio ucraino, consentendoci di scoprire paesaggi spettacolari e pensieri che mai nessun “potere” sarà in grado di estirpare.

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Recensione di
Federica Bruno

Lettrice affiatata, non riesco a smettere di scrivere, scrivere, scrivere. Amo i libri gialli, l'ironia e la parmigiana di melanzane.

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