Chine Immaginarie #22 – Rughe – Paco Roca

La memoria, fragile e prezioso filamento che percorre l’esistenza delle persone e lega emozioni, eventi, semplici suggestioni, creando una trama che è la storia della nostra vita.
Quando si comincia a perdere il contatto con questa magnifica struttura e i suoi fili risultano lesionati o spezzati, lì ci rugheaccorgiamo di stare perdendo qualcosa.

Non capiamo subito cosa stiamo lasciandoci alle spalle.

Tutto è molto confuso, privo di contorni, e triste.

Il fumetto di Paco Roca tenta di restituire uno sguardo affettuoso e infinitamente paziente sulla perdita di memoria.

 

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Viviamo l’esperienza di Emilio, anziano ex direttore di una filiale bancaria, ancora nel pieno delle forze ma con piccoli blackout, che come nella peggiore tradizione filiare, viene affidato ad un’istituto di cura che ospita anche malati di Alzheimer.

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La vita noiosa e priva di stimoli del ricovero mal si sposano con l’animo ancora vitale e autonomo di Emilio.

Anche il suo compagno di stanza, Michele,  la pensa alla stessa maniera solo che lui fa gioco forza dello stato catatonico imperenta e mette su un piccolo mercato nero tanto per tenersi attivo e guascone.

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Spauracchio costante dell’Istituto è la scala che porta al piano dei casi gravi, quelli non autosufficenti, persi in pensieri deliranti e immagini del passato. Il capolinea della vita.

Emilio pian piano prenderà coscienza del suo stato e del progressivo ed inesorabile aggravarsi della sua situazione.

Ovviamente – e umanamente – tenterà in tutti i modi di negare l’evidenza, ingannando prima se stesso poi medici e infermieri ma sempre con l’intima consapevolezza che la vita e tutti i suoi ricordi stanno filtrando come sabbia fine in una clessidra.

Pablo Roca disegna il tutto con tratti gentili e colori caldi, ammorbidendo in tutti i modi una realtà molto dura.

Un racconto pacato che arriva al cuore un attimo dopo che si è finito di scorrere le vignette.

Quando tutto è dimenticato, lo scorrere del tempo è visibile solo dai segni di erosione. Rimangono le vestigia dei tempi andati. Rimangono le rughe.

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Recensione di
Simone Gentile

Sono Simone Gentile. Stretto tra una torre di libri e una pila di graphic novel (da leggere tutti, rigorosamente, in ordine sparso) continuo a lasciare una traccia nera su un foglio bianco; un timido rivolo che vuole affluire all'impetuoso corso della narrativa e continuare il Viaggio. Sono aperto a qualsiasi genere ma attratto dalle varie declinazioni della paura, per questo spesso mi ritrovo invischiato in storie che "MAMMAMIA!"... e forse poi, un po', me le vado a cercare.

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5 commenti
  • “…come nella peggiore tradizione filiare…”
    Ti prego di voler riconsiderare questa tua affermazione.
    Il morbo di Alzheimer è una malattia che devasta fisicamente e psicologicamente non solo chi ne soffre ma anche chi, a causa di questa bastardissima malattia senza cura, si ritrova a perdere un genitore.
    Riesci ad immaginare lo strazio di vedere un padre, una madre, la persona che fino a quel momento è stato il tuo pilastro, il tuo punto di riferimento, il tuo tutto, perdere brandelli di memoria, di capacità, di dignità, fino a diventare un alieno con un viso familiare, senza più passato né futuro?
    Riesci ad immaginare lo sforzo enorme fisico, psicologico ed economico che ci vuole per affrontare tutto questo in un Paese dove gli anziani ammalati e le loro famiglie non sono una priorità per nessuno? In un Paese dove mancano le strutture, le competenze, dove tutto pesa solo ed esclusivamente sulle spalle delle famiglie coinvolte?
    Riesci ad immaginare come si può conciliare la necessità di sorvegliare, curare e accudire 24 ore su 24 una persona che non ha più il senso del tempo, dello spazio, del pericolo, che rischia, per una banale momento di distrazione, di darti fuoco alla casa o di aprire la porta e sparire per sempre, con l’esigenza di andare a lavorare, a fare la spesa, ad accudire i tuoi figli, di dormire una notte intera filata?
    Scusa la polemica forse inopportuna ma qui siamo tutti amanti dei libri e sappiamo bene quanto peso hanno le parole. Chi, come me, sta subendo lo strazio lento di vedere un genitore spegnersi giorno dopo giorno, non può portare sulle spalle anche il peso dello sdegno e della disapprovazione altrui.

    • Innanzi tutto mi scuso se, con un uso poco accorto delle parole, ho mancato di rispetto.
      L’ironia soffre spesso di incomprensione e io avrei dovuto fare un bagno di umiltà e usare parole diverse per trasmettere il tocco “leggero” della narrazione di Paco Roca.
      Vivo in seconda linea il dramma di questa malattia.
      Conosco, perchè le sperimento con un parente, la pazienza che ci vuole per stare vicino ad una persona che spesso facciamo fatica a riconoscere.
      A questo tengo ad aggiungere che No, non riesco ad immaginare nulla di simile riportato ai miei genitori.
      Quello che volevo far uscire dalla recensione di Rughe è il focus della narrazione scelto dall’autore.
      Paco Roca sceglie di raccontare Emilio, la sua esperienza di perdita, ciò che lo circonda, le amicizie che instaura.
      E’ in una vignetta – un fotogramma – che l’autore disegna il malcelato sguardo di disapprovazione di Emilio ma è quel tratto che custodisce una realtà che proviene dall’esperienza di Roca.
      L’autore ha vissuto questa terribile malattia con il padre e mi viene naturale pensare che abbia inserito questo piccolo frammento per raccontarsi.
      Non tutte le esperienze sono uguali. Non tutti hanno la forza e la pazienza dalla loro.
      Paco Roca racconta quello che conosce ed io cerco di riportare quello che mi ha trasmesso.
      Grazie, grazie, grazie per il tuo commento.
      Mi hai ricordato che le parole sono importanti e vanno trattate con cura.
      Spero leggerai il fumetto (perchè merita) e che ne trarrai ulteriori considerazioni. Ovviamente ci tengo a sapere cosa ne pensi.

      • Grazie a te Ingelo per la tua risposta, delicata e sentita.
        Il fumetto lo leggerò al più presto possibile e sarà bello ritornare su queste pagine per scambiarci impressioni e pareri.

  • p.s. in ogni caso la recensione, a parte quella frase un po’ infelice, era davvero bella.
    E visto che, come avrai capito, per me è un tema al quale sono piuttosto sensibile questo fumetto mi ha commosso ed incuriosito non poco. Credo che sarà uno dei prossimi acquisti “libreschi” che farò.

Recensione di Simone Gentile