Mae, la giovane protagonista, trova lavoro presso Il Cerchio – un’azienda hi-tech situata nei pressi di San Francisco e che gestisce un social.
La ragazza si occupa dell’assistenza ai clienti, definita “Customer Experience”; Il Cerchio, però, non è solo il suo datore di lavoro: da un lato le fornisce vitto, alloggio, assistenza sanitaria, dall’altro insiste perché lei partecipi alle attività del Campus, si interessa della sua vita privata (passioni, condizioni di salute, esperienze quotidiane, rapporti con i genitori, condotta sociale) e le chiede di condividere tutto con gli iscritti al social dell’azienda. Ecco che Mae sottopone questionari di gradimento agli utenti in merito all’assistenza da lei fornita, esprime il proprio gradimento per i post dei suoi contatti, controllando con ansia la sua posizione nelle classifiche di popolarità del Cerchio – tutto viene monitorato e misurato, in crescendo: la vision dell’azienda, infatti, è un mondo iper connesso e trasparente, dove una totale e generale assenza di privacy renda tutti i cittadini corretti, si riducano i reati e si partecipi a politica e governo della nazione.
La mission del Cerchio è quindi una connessione continua – di tutti con tutto: amici, colleghi, familiari, poliziotti e criminali – grazie a sensori biomedici, telecamere e software per il riconoscimento facciale; il lato distopico della vision è la perdita dell’intimità, la continua esposizione al giudizio altrui, la realizzazione personale e la felicità ridotte a posizioni in classifica. Si creano dilemmi etici: gentilezza o sincerità?
Infine: se Il Cerchio diverrà il detentore di tutte le connessioni, avrà instaurato un monopolio e potrà imporre più della semplice trasparenza? Quale scenario prevarrà è la domanda che si pongono le diverse voci di questo romanzo: genitori, amici, ex, nerd.
In un testo focalizzato più sul contenuto che sullo stile, Dave Eggers estremizza situazioni attuali, senza imporre il proprio punto di vista, portandoci a riconsiderare azioni e interazioni quotidiane: quanto siamo corretti nell’anonimato concesso dalla attuale privacy e quanto invece saremmo disposti a sacrificare della nostra libertà per un mondo diverso?