Paura della matematica – Peter Cameron

Molto noto grazie ai suoi romanzi Quella sera dorata e Un giorno questo dolore ti sarà utile, Peter Cameron (Pompton Plains, 1959) è uno scrittore statunitense definito sofisticato ma al contempo popolare. Nel 2008 la casa editrice Adelphi ha pubblicato Paura della matematica, una raccolta di suoi racconti di cui però solo il primo (Il mondo del ricordo) appartiene agli anni 2000, mentre gli altri sei risalgono agli anni Ottanta del secolo scorso.

Il volumetto raccoglie storie quotidiane di persone assolutamente normali: dal ragazzino che ha smesso di parlare dopo che la madre si è risposata, all’aspirante studentessa della Columbia University che deve sostenere un temutissimo esame di analisi matematica, alla giovane proiezionista che chiede ad un amico di fingersi suo fidanzato davanti alla madre di lei moribonda.

Il filo rosso che lega queste sette storie, pure a distanza di decenni, è quello dell’incomunicabilità: tutte rappresentano uomini e donne, per lo più giovani, che restano distanti pur essendo vicinissimi: amici, genitori e figli, compagni di vita. Le esistenze di questi personaggi sono anonime e scialbe e loro stessi apatici e rinunciatari; la monotonia è rotta solo da qualche raro, momentaneo guizzo da parte di chi vorrebbe uscire dagli schemi.

Proprio per le loro caratteristiche, le trame e i personaggi possono non guadagnare, ed è il mio caso,  l’interesse e l’apprezzamento del lettore. Ciò non toglie che queste narrazioni offrono un ritratto emblematico della nostra epoca contemporanea cominciata proprio negli anni Ottanta e caratterizzata da una percezione sempre più diffusa, anche se non di rado inconsapevole, di solitudine e di non-senso.

E la matematica diventa forse il simbolo di un approccio razionale alla vita e alla realtà che non riesce a offrirci le risposte e il conforto di cui abbiamo bisogno. O che non sappiamo adottare.

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Recensione di
D. S.

Sono una lettrice vorace, una cinefila entusiasta e un'insegnante appassionata del suo lavoro; e non so concepire le tre cose disgiunte l'una dall'altra.

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