“Riuscirò a scoprire perché i miei amici più cari, tanti anni fa, hanno deciso di allontanarmi?”
Questa domanda riassume la trama de L’incolore…, nel quale ritroviamo elementi caratteristici della precedente produzione di Murakami: il protagonista, Tazaki Tsukuru, è un misantropo, dedito al proprio lavoro ma apatico; un brano musicale funge da madeleine; erotismo e omosessualità; abbondano le similitudini – forse più riuscite che in 1Q84 – sopratutto nella prima parte, laddove la narrazione procede a fatica e l’autore indugia nella descrizione del protagonista – va decisamente meglio quando si entra nel vivo della storia.
Questa nuova opera di Murakami risulta a tratti incompiuta: come già detto, alla parte iniziale gioverebbe una sfoltita, mentre il finale delude per la risposta incompleta alla domanda iniziale, così come ai piccoli misteri disseminati qui e là: che funzione ha il sogno omoerotico?, si chiede lo stesso Tazaki – e noi con lui.
L’incolore… lascia perplessi: singoli brani possono risultare interessanti, ma l’insieme non brilla. Una maggiore dedizione da parte dell’autore avrebbe forse giovato a realizzare un’opera più omogenea e completa; qui, forse, troviamo un insieme di appunti assemblati per rispettare una scadenza. Per i fan.