E’ proprio di queste ore la notizia della morte di Philip Seymour Hoffman. L’ipotesi è che si tratti di overdose.
Risulta una coincidenza la mia presente recensione di un romanzo che tratta le dipendenze. “In un milione di piccoli pezzi” è un libro d’esordio parzialmente ispirato ai problemi personali dell’autore, James Frey. Che si tratti di un memoir o di fiction, poco dovrebbe importare. Proviamo a parlare di letteratura.
La trama: il protagonista ha ventitré anni, si sveglia su un aereo diretto verso un centro di cura per le dipendenze di qualsiasi tipo: alcol, droga, sesso. James ha perso alcuni denti ma non ricorda molto di quanto gli sia successo di recente. Una volta al centro lotterà per resistere al bisogno di bere o drogarsi e alla “Furia” – una pulsione distruttiva e autodistruttiva. Insieme a James, ripercorreremo le tappe della sua carriera di dipendente dalle sostanze psicotrope; scopriremo le mille ragioni per cui ha cercato di annientarsi, come un tentativo di suicidio lento, violento e obnubilante.
Lo stile ossessivo (che parzialmente ricorda Palahniuk) e l’uso del flusso di coscienza traducono efficacemente l’angoscia e i turbamenti del protagonista, con la Furia che si insinua tra i pensieri.
Un testo di non facile lettura e che, a tratti, richiede uno stomaco forte ma che si propone di definire le caratteristiche e le esperienze di chi cerca rifugio nelle dipendenze.
(RIP Hoffman)
P.S.: Nella mia copia scaricata da Amazon mancano parecchi “a capo” e questo può creare qualche difficoltà a orientarsi nei dialoghi.