Anni fa, mio padre trovò in una cabina telefonica, una copia malmessa di Jack frusciante è uscito dal gruppo e quel libro ridotto veramente male, illuminò un paio di pomeriggi della mia preadolescenza affamata di letture. Nonostante non abbia letto più niente di Brizzi (per pura casualità), conservo ancora quelle vecchie pagine e mi lega all’autore un affetto particolare.
Con curiosità mi sono quindi approcciata a Il matrimonio di mio fratello, trovando un autore che è maturato insieme ai suoi personaggi che, oggi come allora, precedono la mia vita di una decina di anni.
Non voglio dirvi molto (sebbene il libro superi le 500 pagine) per lasciarvi sorprendere dalla lettura che scorre senza intralci nonostante la narrazione corra su due binari paralleli: il presente dove Teo – il fratello minore – attraversa un quarto d’Italia in macchina per raggiungere il fratello maggiore – Max – e il passato, che racconta l’infanzia e l’adolescenza dei due.
Come spesso accade, sebbene cresciuti nella stessa famiglia, con gli stessi valori e indicazioni di vita, i due fratelli sviluppano nel corso degli anni due personalità completamente diverse, spesso conflittuali che saranno motivo di gioie e dolori per tutta la famiglia.
Leggetelo con calma e lasciatevi conquistare da questa storia che è la storia di una grande famiglia che, sono sicura, ricorda un po’ le famiglie di tutti.