Il fu Mattia Pascal – Luigi Pirandello

copertinaContinua la rassegna del "Leggilo dopo la scuola e disprezza i tuoi professori". Questo è infatti un altro di quei libri che penso sia impossibile da apprezzare pienamente se spinti dalla passione altrui, o addirittura se obbligati a leggere. Cosa che avviene (o almeno è avvenuta a me) nell'ambiente scolastico, dove la lettura non viene trattata con i guanti giusti, ma è bistrattata ed infilata a forza nelle fauci degli studenti. Sono pronto a scommettere che tutti conoscete almeno il titolo di quest'opera di Pirandello, ma metterei anche la mano sul fuoco nel dire che il ricordo a cui lo collegate ha un alone di vecchio e in generale di negativo.
Non c'è infatti peggior modo di presentare un libro come quello di affibbiargli l'etichetta del "Da leggere". Il fu Mattia Pascal è una storia prima di tutto, una storia molto intricata, ma che rilascia soddisfazione ad ogni nodo che si scioglie. Il tema centrale non è affatto nuovo a Pirandello, ed è quello dell'identità. Già in Uno, nessuno e centomila avevo apprezzato questo approccio e anche qua si rivela un ottimo espediente di narrazione. La trama è molto intrecciata e se vi trovate in un periodo un po' troppo occupato, rimandate la lettura o vi perderete nelle sue spire. Se invece siete pronti ad assistere alla stupefacente storia di un uomo che fu se stesso, allora non esitate ad aprire questo libro dimenticandovi il ghigno della vostra prof di italiano e fate sedere accanto a voi quel genio che davvero fu Pirandello, che in questo libro ci regala uno dei più belli incipit mai scritti.


Una delle poche cose, anzi forse la sola ch'io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal. E me ne approfittavo.

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Redazione
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7 commenti
  • Questo è "classico" per merito e non per fama! A me Pirandello piace troppo. E' un mix perfetto tra introspezioni e dipanazione della trama. Poi i suoi personaggi sono beeeeellissimI!

  • lo conosco bene, questo libro, perchè ho avuto un'esperienza simile alla tua: condannata a leggerlo al liceo, all'inizio mi dava ai nervi; poi (sempre durante il liceo, però) mi ci sono avvicinata, cauta e circospetta, e ho cominciato a leggerlo non al passo con la classe ma per conto mio.
    Risultato? ovvio. mi è piaciuto.

  • Stessa esperienza: mollato a scuola, ripreso per piacere. E che piacere!

    Capelli d'Argento (non ho voglia di loggarmi)

  • Hai perfettamente ragione, il solo ricordo di questo libro mi fa rabbrividire. Non ho mai avuto il coraggio di riprenderlo in mano volontariamente.

    Gli unici autori che mi hanno appassionato nonostante fossi costretto a studiarli (e che ho approfondito anche autonomamente) sono stati Shakespeare e Keats.

  • Bellissima recensione.
    E' vero, è uno di quei libri che a scuola ti fanno solo citare o che addirittura ti fanno odiare. Purtroppo è così, non ci si appassiona mai a quello che ci costringono a leggere, ma solo a ciò che noi stessi scegliamo di leggere.

Recensione di Redazione