Sarò subito chiara e perentoria: Philip Pullman è uno dei miei scrittori preferiti in assoluto e, se per la maggior parte di voi questo nome è sconosciuto, questo non fa che rimpolpare la mia convinzione. Sono sempre stata fuori dalle cerchia di quei lettori che osannano o leggono gli autori osannati da critica e pubblico, che siano questi autori classici, contemporanei o improvvisati e, al contrariom ho sempre trovato le mie verità e il mio mondo immaginario in autori che, specialmente qui in Italia sono poco conosciuti.
Pullman è un cantastorie splendido, uno scrittore magnifico che è stato in grado di creare un intero universo con la trilogia Queste Oscure Materie (che non è possibile classificare sotto nessuna tipologia di genere – e solo per questo 10 punti assegnati!), che non è semplicemente una “storiella” di ragazzini che scavalcano i mondi fendendo (e ferendo!) le realtà con un coltello, guidati da una bussola incomprensibile, ma è un sottobosco di intenzioni, di critiche e di insinuazioni pungenti che hanno fatto finire i tre libri dritti dritti nella lista degli US banned books e in quelli ampiamente criticati e vietati dalla chiesa.
Detto questo, quando ho saputo che Pullman aveva deciso di rimettere mano alle fondamenta delle storie, non ne sono stata poi così sorpresa. Ma badate bene, qui l’autore non inventa nulla di nuovo, semmai elimina, scarnifica le storie dei fratelli Grimm fino alla loro essenza di base, semplica la loro lettura rendendole accessibili a tutti, perfino ai lettori di nuova generazione, lontani dallo stile fiabesco e arricciato di un tempo.
Una buona prova che ancora accompagna le mie nottate, compagno perfetto del comodino e del suo immancabile bicchiere d’acqua.