Forse una storia d’amore – Martin Page

Nel periodo di San Valentino mi sono fatta tentare da un titolo e da una trama che mi hanno fortemente incuriosita: si tratta del romanzo Forse una storia d’amore (Peut-être une histoire d’amour, 2008) dello scrittore francese Martin Page (Parigi, 1975), che racconta la ricerca di una donna misteriosa. Purtroppo il libro si è rivelato una lettura deludente, come altre che da qualche tempo sembra che io attiri come una calamita.

Virgile ha 31 anni e lavora nel campo della pubblicità. È un nevrotico, ipocondriaco e vittimista, che beve solo caffè decaffeinato e da anni segue una terapia psicoanalitica. I suoi rapporti con le donne sono costellati di continui insuccessi, tanto che non dovrebbe stupire che una sera egli trovi sulla sua segreteria telefonica il messaggio di Clara, che ha deciso di troncare la loro relazione. Stupisce invece Virgile, e anche il lettore, perché il giovane non ricorda di conoscere alcuna Clara. La storia racconta i tentativi di Virgile di risalire alla donna misteriosa del messaggio.

L’incipit del romanzo promette una storia surreale e avvincente, condita da un  piacevole humor. Peccato che l’idea brillante non sia sviluppata fino in fondo. Poteva venirne fuori un romanzo simile a Tutti i nomi di Saramago (con il quale presenta non poche affinità: forse non casuali?), con la medesima “morale della favola”; tuttavia la narrazione perde vigore e spirito col procedere delle pagine fino a diventare perfino melensa nelle ultime righe.

Il vero senso della vita, capace di illuminare anche un’esistenza grigia e anonima come quella di Virgile, può diventare proprio il desiderio, la ricerca. Sotto questa spinta il giovane ritrova il gusto della vita e delle piccole cose che la sua infanzia turbata e le sue nevrosi non gli hanno permesso di apprezzare. A queste conclusioni si sarebbe potuto dare voce attraverso una narrazione dai toni intimistici e anche malinconici; Martin Page ha scelto invece la chiave ironica. Tuttavia l’autore non ha avuto il coraggio di portare fino alle estreme conseguenze, anche impietose, la rappresentazione del suo protagonista, e ha finito col cedere a toni sdolcinati che hanno privato il romanzo della coerenza rispetto all’incipit e della sua vera originalità, appunto la componente ironica e paradossale.

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Recensione di
D. S.

Sono una lettrice vorace, una cinefila entusiasta e un'insegnante appassionata del suo lavoro; e non so concepire le tre cose disgiunte l'una dall'altra.

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