Devo dire che appena ho saputo dell’esistenza del sesto episodio della “trilogia” della Guida Galattica per Autostoppisti sono stato assalito da sentimenti contrastanti. Il mio lato purista era un po’ preoccupato, perché in fondo “non è Adams”, mentre quello appassionato ha iniziato a saltare irrefrenabilmente dalla gioia tra le mie sinapsi (ecco perché quel giorno avevo l’emicrania). La curiosità era comunque tantissima, quindi mi sono sbrigato a finire il libro che stavo leggendo (Palahniuk perdonami…) per tuffarmi nuovamente e inaspettatamente tra le pagine della Guida.
Io non ci credo che dietro quest’opera ci siano solo gli appunti di Adams. Ci dev’essere dell’altro, per forza. Probabilmente Douglas è uno dei pochissimi, insieme ad Arthur Dent, ad aver sperimentato gli effetti collaterali di una Zona Plurale, o forse è caduto in un infundibolo cronosinclastico. Fatto sta che questa è la Guida. Non ci sono “ma”, e se devo ringraziare Colfer per questo, beh GRAZIE di cuore!
Ho adorato la storia, intricata al punto giusto e straripante di quei tocchi di genio tipici della saga (come i paragrafi citati direttamente dalla Guida che compaiono di tanto in tanto per fornire informazioni aggiuntive), ho adorato i personaggi (mettete in un calderone la solita combriccola, un pugno di vogon fieri e motivati, una bella fetta di mitologia norrena e mischiate ben bene) e in generale l’atmosfera che si respira pagina dopo pagina. Autentica, palpabile. Non sarà direttamente Adams, senza dubbio lui era unico e si sente comunque che manca quel “non so che”, ma è quanto di più vicino al suo genio si possa immaginare. E io mi sento di approvare totalmente questa iniziativa, sono sicuro che il buon Douglas farebbe altrettanto.
Un libro incredibilmente frugo. Così ganzo da far sembrare gli altri libri “ganzi come un grappolo di foruncoli sul naso di un quarantenne che girava per il suo ufficio su una bici con i ruotini nel corso di una presentazione sui sistemi più efficienti per sbloccare gli scarichi fognari”.
“NOTA DELLA GUIDA – Questa analogia funziona molto bene quasi ovunque, eccetto che nella città di Shank, accanto ai famosi Rocchetti Infiniti di Allosimanius Syneca. Shank è abitata dai Pshawrian, ai quali viene insegnato sin dall’infanzia a tradire le aspettative. […] A Shank, un quarantenne foruncoloso su una bici con i ruotini sarebbe considerato l’incarnazione della ganzitudine inattesa. L’argomento degli scarichi fognari sarebbe visto come un tocco gradevole, dal momento che la gravità su Allosimanius Syneca è di appena 1,2 metri al secondo quadrati e i rifiuti si limitano a galleggiare semplicemente verso lo spazio.
L’astronave bianca sfavillante sfarfallò un po’, poi si solidificò con un rumore simile a quello di un’enorme fetta di limone che vada a sbattere contro un gigantesco lingotto d’oro.”“Zaphod pareva preoccupato per i vogon tanto quanto una Bestia Bugblatta sarebbe stata preoccupata per delle Blatte Bugbestie.”
“Benché privi di orecchie, i flibuzzi sono estremamente sensibili alle vibrazioni e possono realmente esplodere in circostanze estreme. Thor, il dio di Asgard e talvolta anche del rock, polverizzò il record di detonazione spontanea di flibuzzi in occasione del lancio del suo nuovo singolo, “Ti spacco a martellate”, da un cocchio in orbita intorno a Sconchiglioso Delta. Il record precedente era detenuto dalla rock band intergalattica La Zona del Disastro, che aveva gettato una bomba-altoparlante nel cratere di un vulcano dove i flibuzzi stavano tenendo un festival di elettricità statica”