Fuori tema #23 – Da Stendhal a Coupland, passando per la TV

Terminata un po’ a fatica la lettura di “Chronic City” ho pensato di rivolgermi a qualcosa di meno recente, ovvero “La badessa di Castro” di Stendhal, distribuito gratuitamente presso un punto di scambio libri.

Ebbene, dopo due giorni l’ho abbandonato. Sistematicamente lo leggevo e mi addormentavo – è il rischio che corro ogni volta che scelgo un classico. Per riprendermi ho deciso di andare sul sicuro e ho cominciato “Le ultime cinque ore” di Douglas Coupland, comprato praticamente alla cieca, basandomi sulle precedenti letture di “Generazione X” e “Tutte le famiglie sono psicotiche“. Il romanzo mi ha preso così tanto che l’ho portato con me in ufficio – se avessi aperto Stendhal, mi avrebbero trovato spalmato sulla scrivania a russare – e l’ho letto pure per strada, mentre andavo a fare la spesa.

Perché questa differenza? Perché ho impiegato sei anni per terminare “Delitto e castigo” e ho letto e riletto tutto d’un fiato “Survivor”? Perché a Dorian Grey preferisco Patrick Bateman?

Proviamo ad analizzare tre autori contemporanei: Douglas Coupland, Chuck Palahniuk e Bret Easton Ellis. Quali sono le caratteristiche in comune tra loro e, soprattutto, in cosa si differenziano rispetto a scrittori più datati?

 

 

Le foto sono prese da wikimedia

Zapping

Leggendo “Le ultime cinque ore” o “Generazione X” si viene spesso investiti da una serie di immagini in rapida successione con tendenza a contrasti stridenti: su una riga troviamo le riflessioni di un sacerdote e subito dopo si parla di ipotetici figli che scoprono la cura per il cancro oppure diventano “assassini di ragazze scout”.

Questa tendenza a investire il lettore è estremizzata in Glamorama di Ellis, con i suoi lunghi elenchi formati da nomi di vip invitati ad eventi, appunto, glamour.

Mi piace paragonare queste esposizioni allo zapping, che a tutti gli effetti diventa un programma – Ghezzi e Giusti hanno pensato di fornire uno zapping preconfezionato: “Blob”.

Il telespettatore non soddisfatto di un solo spettacolo, invece di spegnere la TV, sceglie di auto-bombardarsi di immagini e suoni rapidamente alternati, come accade in un videoclip, in una scena di “Die hard” o, più moderatamente, in una puntata di Scrubs – a proposito di quest’ultimo, nelle interviste gli attori ammettevano che, a causa di tale frenesia, alcune fasce di pubblico non riuscivano a seguire gli sketch.

Chiaramente lo zapping fornisce allo spettatore un programma assolutamente vuoto, privo di qualsiasi sviluppo o intreccio, ridotto a una serie di sensazioni forti, così come vuota è l’esistenza dei ragazzi ricchi e decadenti di LA in “Meno di zero” o del New Hampshire in “Le regole dell’attrazione”: una catena di feste, droghe, rapporti sessuali privi di coinvolgimenti emotivi – tutto senza soluzione di continuità, a parte lo snuff movie in “Meno di zero” e l’aborto in “Le regole…”.

Violenza

Per Douglas basta considerare l’esempio precedente oppure, in “Tutte le famiglie…”, la rapina a mano armata nel locale dove si trovano Nix e Janet, o la coppia di genitori adottivi; la prima scena che coinvolge Wade lo vede uscire di prigione in seguito all’arresto per aggressione.

Per quanto riguarda Ellis, a parte l’ovvio riferimento ad American Psycho, possiamo tornare a citare lo snuff movie in “Meno di zero”, così come altre scene omicide sono in Glamorama.

Parlando di Palahniuk, la violenza in “Fight club” viene vista non solo come semplice valvola di sfogo ma come salvezza da una frustrante vita da colletto bianco trascorsa a rincorrere acquisti di cui circondarsi. Violenza è quella perpetrata sul volto della protagonista di “Invisible monsters”.

Sesso

Per Coupland il sesso è presente nei pensieri e fonte di attrazione – o di guai, come l’incontro tra Wade e Nix; comunque non è affrontato in maniera estrema, al contrario degli altri due scrittori in questione.

La componente erotica è infatti abbondantemente presente nelle opere di Ellis, come accennato: “Meno di zero”, “Le regole…”, “American psycho”. E’ un costituente fondamentale delle relazioni tra i personaggi. I ragazzi di Miami o del New Hampshire sono tutti bellissimi e fanno sesso tra di loro, senza tabù.

In Palahniuk il sesso è altrettanto presente, ma in maniera distorta. Consideriamo i suoi tre romanzi migliori  – opinione personale – ovvero “Invisible Monsters”, “Fight club” e “Survivor”. Nel primo sono presenti il cambiamento di sesso, l’alterazione ormonale, l’accenno alle vaginoplastiche e al felching; nel secondo Marla non va a letto con il protagonista ma con il suo alter ego: Tyler Durden; nel terzo, infine, il desiderio sessuale è stato bandito dai desideri di Tender Branson tramite un imprinting attuato dai membri della sua chiesa di appartenenza, i Creedish. Tra parentesi, mi chiedo quanto il concetto di “sesso difficile” abbia a che fare con l’omosessualità di Palahniuk, ma solo per mera curiosità.

Fisicità dei personaggi

Bateman passa le giornate in palestra e cura il proprio aspetto con creme idratanti e simili. Ellis indugia spesso nel descrivere tali attività.

Branson viene trasformato in un fissato della forma fisica che sente il bisogno di fare gli addominali anche mentre è in fuga. In tal senso Palahniuk si è sicuramente servito della propria ossessione per la palestra, di cui ha scritto in “La scimmia pensa, la scimmia fa”.

Droghe

Onnipresenti tra i ragazzi di “Meno di zero” e “Le regole…”. In Glamorama fanno sì che il protagonista abbia uno stato continuamente alterato, anche se viene il dubbio che sia il riflesso di quello dell’autore – a tal proposito, suggerisco di leggere l’introduzione dello stesso autore in “Lunar Park”, tra l’altro un bel lavoro secondo me.

In “Invisible monsters” Shannon somministra a Brandy Alexander e a Seth un notevole quantitativo di droghe. Il Branson di “Survivor” assume steroidi per gonfiare la sua massa muscolare, generando effetti collaterali a catena che necessitano di ulteriori sostanze.

Coupland sembra preferire l’alcol.

TV

Dopo lo zapping, torniamo a parlare proprio di televisione, che è spesso presente nei vari lavori dei tre scrittori. In “Meno di zero” i ragazzi la tengono sintonizzata su MTV ma con il volume a zero, indice della loro dipendenza: la TV come compagnia fissa, che dà sicurezza, come dormire tenendo la luce accesa. Ridondante citare Glamorama, in cui i vip nominati sono appunto stelle della televisione, o del cinema che poi vanno in televisione, magari a un MTV Award qualsiasi.

In “Le ultime cinque ore” la luce va via per poi tornare ma a quel punto il segnale televisivo è scomparso: quello, per i protagonisti, è l’indizio che è successo qualcosa di grave al mondo per come lo conoscono.

In “Survivor”, infine, Tender Branson diventa egli stesso un personaggio televisivo, un tele-predicatore, introducendoci ai vari trucchi del mestiere.

Conclusione

Se mettiamo insieme gli elementi succitati, troviamo che, sostanzialmente, un certo tipo di coinvolgente narrativa postmoderna non è altro che una versione alternativa della TV.

Io sono nato nel 1975 e molti della mia generazione hanno passato parecchi anni di fronte allo schermo televisivo. Conseguentemente siamo abituati a un certo ritmo nello svolgimento delle azioni, pena la perdita di attenzione. Ho spesso il dubbio di soffrire di ADHD in forma leggera.

Proviamo a considerare “Le belve” di Don Wislow, di cui è recentemente uscita la versione cinematografica – d’altronde il passaggio era breve, trattandosi di un romanzo con molta azione. Come già detto in questa recensione si tratta un prodotto letterario pensato per i giovani che seguono MTV, giocano con videogame spara-tutto, non disdegnano l’uso di cannabis, frequentano la sala pesi e non considerano il sesso come un rapporto esclusivo tra due persone.

Chissà se fosse esistita la TV ai tempi di Stendhal, cosa e come avrebbe scritto l’autore francese.

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Recensione di
Antonio Soncina

Odio i best seller, soprattutto se di sfumature rosa, gialle o grigie. Ai classici preferisco storie contemporanee. Posso sopravvivere senza il rinomato "odore della carta" ma non con il Kindle scarico.

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3 commenti
  • Sono nata appena due anni prima di te eppure mi sento sempre come se avessi sbagliato secolo. Ho il problema opposto al tuo: datemi un classico (persino il noiosissimo Pamela di Richardson) e lo leggerò con gli occhi incollati ad ogni singola riga, capacissima di leggerli e rileggerli e trovarci ogni volta qualcosa di nuovo o di straordinariamente moderno. Mettetemi in mano un autore contemporaneo (tranne qualche brillante eccezione) e l’apatia si impossesserà di me. In ogni caso bellissima analisi la tua.

    • Grazie Pistacchina. Ho provato ad analizzare le possibili motivazioni. Intendiamoci, alcuni classici mi sono piaciuti anche parecchio: “1984”, “Jane Eyre”…

Recensione di Antonio Soncina