Amsterdam – Ian McEwan

Nel 1998 lo scrittore inglese Ian McEwan pubblicava un breve romanzo intitolato Amsterdam, rimasto meno famoso rispetto a L’amore fatale o Espiazione.

Sul finire dell’inverno quattro uomini si ritrovano ai funerali di Molly, che tutti loro hanno amato. Sono il marito George, imprenditore, continuamente tradito dalla moglie; Julian, ministro degli Esteri; Clive, musicista, e Vernon, direttore del quotidiano The Judge. La morte di Molly, avvenuta in maniera assolutamente inaspettata, innesca una catena di eventi fino ad un epilogo tragico, o per meglio dire grottesco.

La vicenda, ambientata nell’Inghilterra contemporanea, offre un quadro disincantato e cupo delle ambizioni, degli egoismi, delle meschinità degli uomini, tutti presi da se stessi fino a rinnegare ogni morale. Si insiste spesso, nel romanzo, sulla vecchiaia incombente dei personaggi e sulla distruzione dell’ambiente naturale, e questi temi vanno probabilmente intesi anche in chiave simbolica: l’umanità e il mondo sono ormai sul viale del tramonto.

Dei quattro uomini della storia non si salva nessuno: non George, il marito possessivo che ha approfittato della malattia della moglie per tenerla in pugno e che dopo la sua morte si propone di rovinare un rivale; non Julian, giunto al potere in maniera non limpida e interprete di una politica reazionaria e xenofoba; non Clive, ossessionato dalla sinfonia di fine millennio che gli è stata commissionata e che egli antepone anche ai suoi doveri di cittadino e di uomo; non Vernon, che per far decollare la propria carriera è disposto a pescare nel torbido della vita altrui. Tutti loro allontanano disinvoltamente qualunque rigurgito di coscienza, quando capita che ne abbiano. Non diversi si presentano i personaggi di contorno, disposti a qualunque inganno o compromesso per raggiungere i propri obiettivi. Molly, intelligente, spiritosa, curiosa, versatile, ma lei stessa non priva di ambiguità, resta sullo sfondo: ricordo, dolore, tormento degli uomini che l’hanno amata, ma che l’amore non ha reso migliori.

Il romanzo è costruito in maniera molto sapiente, soprattutto nella prima parte in cui l’autore tiene davvero alta la suspense. La conclusione grottesca della storia, che racconta gli effetti estremi dell’odio cieco e vendicativo, appare invece eccessiva e toglie credibilità ad una storia che per il resto ha il sapore amaro della verità.

La sinfonia di fine millennio non sarà portata a termine, almeno non come Clive avrebbe voluto: resterà un’opera incompleta, e in parte spuria. Ad ogni epoca, si potrebbe dire, l’inno che merita. Tocca a noi cercare di ispirare un’opera diversa ai musicisti di domani.

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Recensione di
D. S.

Sono una lettrice vorace, una cinefila entusiasta e un'insegnante appassionata del suo lavoro; e non so concepire le tre cose disgiunte l'una dall'altra.

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2 commenti
  • Amo molto questo autore lo ammetto. L’ho scoperto con “L’inventore dei sogni” poi affascinata ho letto “Bambini nel tempo” e solo dopo “Espiazione”. Adesso ho appena comprato “Solar” che se non sbaglio dovrebbe essere l’ultimo romanzo cronologicamente parlando.
    Una curiosità, perché il romanzo si chiama Amsterdam? :)

Recensione di D. S.