Memorie dal sottosuolo- F. Dostoevskij

Non solo non ho saputo diventare cattivo, ma non ho saputo diventare niente:nè cattivo né buono, né furfante né onesto, né eroe né insetto. E ora vivo nella mia tana facendomi beffe di me stesso

 

Storia di una nevrosi. In realtà questo libro è molto di più considerando
anche l'anno in cui è stato scritto 1864, lontano dal giorno in cui Freud fondò la psicanalisi. Eppure questo romanzo si addentra nei meandri più oscuri della mente e della vita umana, facendone uscire un uomo sconfitto, “il primo uomo vuoto che sia apparso nella letteratura mondiale” come dice Citati ne "Il male assoluto".

Il protagonista vive costantemente il conflitto tra ciò che vorrebbe essere e ciò che invece è e fugge nella sua tana, come la definisce lui, a cogitare a ciò che lo fa stare male, traendone un intimo piacere. Giustifica il suo comportamento affermando che gli uomini d'azione sono degli stupidi e ad essi contrappone se stesso, che passa la vita nell'inerzia e frustrazione. È quasi difficile capire il suo reale pensiero, poiché dopo aver affermato qualcosa di solito lo rinnega. Bisogna quindi leggere tra le righe, per riuscire a cogliere la vera essenza di questo “tipico uomo del diciannovesimo secolo: senza carattere” come lui definisce se stesso e gli uomini intelligenti in generale.

Il libro è diviso in due capitoli, il primo intitolato “Il sottosuolo” ci fa entrare nella mente del protagonista, nella sua nevrosi.
Il secondo capitolo intitolato “A proposito della neve fradicia” ci inizia ad un racconto vero e proprio, in cui il protagonista illustra alcuni episodi salienti della sua vita.

Arriverà per quest'uomo una via di uscita? Una salvezza? O rimarrà prigioniero del suo essere e quindi del sottosuolo?

Io adoro Dostoevskij, credo sia ad oggi, uno dei miei autori preferiti. Come potrei criticare in alcun modo un'opera così profonda e veritiera?Non c'è forse un po' di ognuno di noi dentro a quest'uomo che aspira ad un ideale personale che però sembra essere impossibile da raggiungere? L'insicurezza che a volte ci attanaglia non assomiglia forse alla profonda incertezza che avvolge la vita del protagonista? E l'invidia, non si impossessa di noi, a volte, facendoci sragionare?

In seguito a questo libro Dostoevskij fu definito dal suo amico Strakov un uomo cattivo, invidioso e basso. Il protagonista di questo libro lo è, Dostoevskij attinge solo alla sua vasta personalità per tirare fuori ciò che di più abietto (come in ogni animo umano) c'è, ma certamente non lo rappresenta.

Un mondo oscuro ricco di significati da investigare.

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Recensione di
Luana Augusta N.

Laureanda in lettere moderne con una passione smodata per l'antica Roma, la letteratura anglo-americana, le lingue asiatiche e la musica. Passioni e interessi che messi assieme potrebbero far storcere il naso ai più ma che dentro di me trovano posto in modo sereno e non prevaricatorio. Il problema è che, dato il mio enorme eclettismo, non so neanche io quale sarà la prossima passione che sboccerà, dettata con ogni probabilità da un impulso del momento. Nel mio piccolo angolo di mondo (il mio canale di youtube) cerco, senza riuscirci, di raggruppare tutte le mie passioni e parlarne con gli altri, sperando di non annoiarli a morte.

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4 commenti
  • Ho letto "Memorie" con molta difficoltà…le seghe mentali dell'uomo descritto da Fëdor sono assolutamente allucinanti. E' un monologo interiore lunghissimo,  che prelude forse allo stream of "conscious" degli anni venti del XX secolo (?).
    Qui non si respira l'aria dei grandi  romanzi corali (a detta di Baktin) come" I Demoni" e" Delitto e castigo", qui un solo personaggio, una sola voce, si concentra parossisticamente su sè stessa, rantolando nel buio.
    Maestria nel genere non c'è che dire.
    Ma preferisco la coralità.
    Complimenti per la recensione.

  • Grazie mille!
    Io adoro ogni libro di Dostoevskij ma questo in particolar modo, per le ragioni per cui a te non piace :D
    Trovo che il suo monologo, non privi il libro di una visione completa della vicenda, in più occasioni è il protagonista stesso ad ammettere che la sua visione delle cose era sbagliata, o se non lo fa direttamente lo fa tra le righe; e questa sorta di "diario" mi ha coinvolto parecchio, essendo una lettura immediata rispetto a dei dialoghi tra più persone! Che poi non so se sono stata sfortunata io con le traduzioni, ma ho sempre avuto difficoltà a decrifrare tutti i nomi dei libri di Dostoevskij e quindi a riconoscere a prima lettura un personaggio, invece qua questo problema è ovviato.

Recensione di Luana Augusta N.