Il club degli incorreggibili ottimisti – Jean-Michel Guenassia

Alzi la mano chi ha pensato di scrivere un romanzo basato sulla propria fanciullezza.

Come tanti di noi, c’ha pensato anche Jean-Michel Guenassia, che ha raccontato il suo rapporto con la scuola e il bigliardino, la famiglia e i suoi drammi, la Francia ancora in conflitto con l’Algeria, gli esuli dall’Est, i primi sentimenti confusi per le fanciulle, un finale a metà tra “1984” e “Fahrenheit 451” e…

Insomma, tanta carne al fuoco, senza concentrarsi specificamente su un tema – o, se volete usare un eufemismo, si tratta di “un’opera di ampio respiro”.

Alcuni personaggi appaiono nelle varie sotto-trame e non si sa che fine facciano. Ci sono i vari racconti delle fughe dai loro paesi d’origine da parte dei soci del “club”. C’è in particolare un enigmatico russo (Sasha) che apparirà dopo oltre metà delle 700 pagine e il cui mistero verrà svelato solo nell’ultima parte del tomo – quella che ho preferito.

“Il club” è scritto senza troppi voli pindarici. Michel riferisce i suoi litigi con la madre, i suoi tira-e-molla con le coetanee, ma senza approfondire. E’ l’età del fanciullo vista con gli occhi dello stesso, senza aggiungervi la maturità acquisita dall’autore, che adesso ha 60 anni. Al limite, un aforisma ogni tanto a conclusione di un capoverso – esempio (provo a citare a memoria): “Il limite della psicanalisi è che conoscere il motivo di un problema non vuol dire aver trovato la soluzione”.

Guenassia è stato testimone (indiretto) delle vite degli esuli nei loro paesi d’origine e ha voluto riportarle nel suo romanzo. Francamente però penso che si sarebbe potuto estrapolare la sotto-trama di Sasha e condensarla in molte meno pagine, magari arricchendole di una prosa più intensa, briosa, accattivante. Invece qui tutto fa brodo, mentre la penna scorre placida senza particolari scossoni, quasi distaccata. Per tutti, ma deludente.

 

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Recensione di
Antonio Soncina

Odio i best seller, soprattutto se di sfumature rosa, gialle o grigie. Ai classici preferisco storie contemporanee. Posso sopravvivere senza il rinomato "odore della carta" ma non con il Kindle scarico.

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4 commenti
  • Io l’ho trovato un libro estremamente interessante, pieno, scorrevole e che mi ha lasciata con sì una nota di amarezza, ma comunque con un giudizio più che positivo. Positivo a partire dalla gamma di citazioni presenti nel libro, da “notti bianche” alle poesie di Apollinaire, uno sguardo al cinema dell’epoca e brani musicali.
    La storia non è, potrei affermare, il punto cardine del romanzo. Il suo fulcro sono i personaggi, i luoghi così ben descritti che ti sembra davvero di essere a Parigi. E anche dei personaggi, abbiamo solo stralci; riconosco che sia una questione di gusti, ma mi piace quando al lettore viene lasciato un ampio margine di immaginazione…
    Certo Sasha è il vero “eroe” del libro, ma anche Leonid, Vladimir, lo stesso Michel, Cécile e tutti gli altri meritano di essere conosciuti.

  • Deludente??? Tutto il contrario direi. Difficile trovare un libro in cui realta’, storia recente e vicenda romanzata si intrecciano in modo piacevole, coinvolgente e pure comovente. L’ho letto con avidita’ in due giorni. Grande nostalgia per la Parigi di quegli anni. Amarezza per la tragedia del fallimento dei regimi socialisti. Ma anche amicizie adolescenziali, drammi famigliari, amore per l’arte e tante altre cose. E Sasha non e’ affatto una ‘sottotrama’. Anzi secondo me proprio le sotto trame non bisogna davvero cercar le in questo libro, che non e’ un thriller. Bisogna riuscire ad immedesimarsi nel protagonista e seguire poco a poco le sue scoperte, le sue gioie e delusioni, la sua maturazione. E’ facile e molto piacevole.

Recensione di Antonio Soncina