Miriam Toews è un’autrice dalla penna indimenticabile e forse è proprio per questo che la marcos y marcos ha deciso di ripubblicare a distanza di anni In fuga con la zia, che precede di 7 anni il meraviglioso I miei piccoli dispiaceri del quale vi ho parlato ai tempi della sua pubblicazione.
Il centro pulsante di questo romanzo è ancora una volta il male di vivere annidato in Min, madre di due figli ma dalla mente così delicata da non reggere il peso della vita se non ad intervalli sempre più brevi; Min, protagonista defilata eppure così invadente da condizionare in maniera definitiva tutti i personaggi del libro.
E’ durante l’ultimo dei suoi lunghi momenti bui che interviene la sorella Hattie, tornata da Parigi con il cuore infranto ma decisa a recuperare dal disastro almeno i due nipoti: Thebes, stramba undicenne che usa il flusso incessante delle sue chiacchiere come scudo contro il dolore e Logan, quindicenne nel pieno della sua adolescenza repressa dalle responsabilità che sfoga con i decibel troppo alti nelle sue cuffiette.
La situazione è così critica che Hattie non può fare altro che imbarcarsi con i nipoti in un assurdo viaggio on the road alla ricerca del padre dei due, svanito da anni, forse allontanato dalla mente spenta di Min per provare a ripristinare nei due quel minimo di stabilità emotiva necessaria a garantirgli una vita più serena.
E’ inutile dire che in questo viaggio la Toews ce la mette tutta per farci innamorare dei suoi personaggi e, nemmeno a dirlo, ci riesce perfettamente.
In fuga con la zia è un romanzo che merita di essere letto perché è una lettura che tocca le corde più tese delle emozioni e lo fa con una delicatezza degna di una mano d’arpista e con una leggerezza che solo chi padroneggia davvero l’arte delle parole è in grado di fare.