Una storia semplice – Leonardo Sciascia

Nel pubblicare le mie recensioni dei libri di Sciascia ho seguito l’ordine cronologico di pubblicazione delle opere stesse, e non quello delle mie letture personali. Secondo questo criterio, a questo punto dovrebbe collocarsi la recensione de Il cavaliere e la morte: siccome però l’ho già inserita all’inizio della mia collaborazione con la Libreria Immaginaria, evito di ripetermi e lascio solo il link di riferimento.

Passo dunque al romanzo successivo.

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Il 20 novembre 1989, secondo quanto prescritto nel testamento dell’autore, morto quel giorno, fu pubblicato il breve romanzo di Leonardo Sciascia (Racalmuto, 1921 – Palermo, 1989)  dal titolo Una storia semplice. Ispirato ad un fatto di cronaca, mostra ancora una volta la predilezione dello scrittore per il genere poliziesco e la sua passione dolente per la terra siciliana.

La storia è ambientata nelle campagne intorno a Monterosso. Un anziano ex diplomatico di nome Giorgio Roccella cerca, invano, di ottenere che la polizia lo raggiunga nella sua casa in contrada Cotugno, dove ha trovato «una cosa» importante. Il giorno dopo Roccella viene trovato morto e la soluzione del caso appare assai semplice: un’arma abbandonata accanto al cadavere ed un biglietto scritto di pugno del morto fanno pensare immediatamente ad un suicidio. Tuttavia troppi elementi  non quadrano e destano i sospetti di un giovane brigadiere, che però, per condurre la sua indagine, deve combattere contro una diffusa incredulità, le rivalità tra polizia e carabinieri e diversi tentativi di depistaggio. Grazie al suo intuito e alla sua caparbietà (e al sostegno dell’anziano professor Franzò) il giovane risolverà il caso, rivelando retroscena inquietanti e tutt’altro che “semplici”.

Nel breve giro di sessanta pagine l’autore ci ha lasciato l’ultima sua testimonianza sulla corruzione dilagante alla fine degli anni Ottanta. Come in altri romanzi e racconti di Sciascia, la Sicilia diventa l’emblema dell’intero nostro Paese, marcio fin nelle più alte sfere sia laiche che religiose. Lo sguardo dello scrittore si è fatto irrimediabilmente cupo: il giovane brigadiere, che delle sue origini contadine ha conservato un istinto infallibile e una preziosa diffidenza, rappresenta un amore per la cultura, la verità e la giustizia destinato ad essere sconfitto.  Trionfano invece l’inettitudine, la paura, il crimine.

Non è rimasto davvero più nulla della fiducia che, nonostante tutto, Sciascia esprimeva nel suo romanzo Il giorno della civetta del 1961. Anche lì l’indagine appassionata e intelligente dell’uomo giusto, il capitano Bellodi, veniva vanificata; questo però non impediva di proiettare verso il futuro la speranza del riscatto. Qui invece l’azione si chiude sul fallimento e sull’indifferenza. Una storia semplice è un racconto breve, non ha l’ampiezza, la ricchezza di spunti e la bellezza letteraria de Il giorno della civetta (o del più raffinato e pessimistico Todo modo del 1974). La narrazione è più che mai sobria ed essenziale, anche a livello stilistico. Lascia in bocca un sapore amaro, nell’animo un senso di desolazione: non diversamente da Il cavaliere e la morte, il breve romanzo del 1988 nel quale il colpevole non viene neppure individuato.

Nel 1991 il regista Emidio Greco ha ricavato da Una storia semplice un film che è una delle migliori trasposizioni cinematografiche delle opere di Sciascia. L’intrigo è riproposto creando un’atmosfera asfittica molto fedele a quella del libro e Ricky Tognazzi e Gian Maria Volonté, rispettivamente nei ruoli del brigadiere e del professor Franzò, danno un’ottima interpretazione, credibile e sofferta, di una storia che è ancora tristemente attuale e che invece dovremmo tutti impegnarci affinché non si ripeta mai più.

«L’italiano non è l’italiano: è il ragionare» disse il professore. «Con meno italiano, lei (si rivolge al Procuratore della Repubblica incaricato del caso – n.d.r.) sarebbe forse ancora più in alto».

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Recensione di
D. S.

Sono una lettrice vorace, una cinefila entusiasta e un'insegnante appassionata del suo lavoro; e non so concepire le tre cose disgiunte l'una dall'altra.

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