Gabriel Garcìa Màrquez e i ricordi perduti.

Dalla sua penna sono usciti alcuni tra i romanzi più belli del ‘900, che gli valsero nel 1982 il premio Nobel per la letteratura, ci ha incantato, rapito, affascinato con storie cariche del caldo esotismo della sua Colombia, e adesso arriva, dolorosa come un pugno nello stomaco, la notizia della sua malattia: Gabriel Garcìa Màrquez ha l’Alzheimer.

Un destino crudele il suo, che ha fatto della magia del racconto il tratto distintivo della sua vita e che ora si trova ad affrontare il demone della demenza che tutto inghiotte nella grigia palude della smemoratezza. Lo scrittore ottantacinquenne, che vanta purtroppo una familiarità con questa patologia (la madre e i fratelli ne sono stati colpiti a loro volta), non riconosce più i volti familiari e chissà che nella sua mente turbata dalla malattia non li confonda con i personaggi che hanno preso vita dalla sua fervida immaginazione. E a noi lettori rimane poco altro da dire se non un grazie per le emozioni che ci ha regalato.

 “La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.”

Condividi
Recensione di
pistacchina
Vedi tutte le recensioni
Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

1 commento
  • “Cent’anni di solitudine” è il suo capolavoro ma “Vivere per raccontarla” è una delle autobiografie più belle del Novecento. Il narratore dei ricordi inghiottito dall’Alzheimer è la cosa peggiore che potesse capitare. A lui, alla Letteratura, a noi lettori.

Recensione di pistacchina