Raccontami la notte in cui sono nato – Paolo Di Paolo

Probabilmente non sono l’unica (nel mio caso grazie proprio alla nostra Libreria) ad aver scoperto il giovane scrittore Paolo Di Paolo (Roma, 1983) per il suo Mandami tanta vita, finalista del Premio Strega del 2013: un libriccino delicato, piuttosto nuovo e originale nel panorama (spesso deprimente) della narrativa italiana contemporanea. Sull’onda della risonanza di quel romanzo anche altri lettori, come me, avranno sentito la curiosità di leggere qualche altra opera di questa giovane penna romana. Personalmente, attirata dal titolo (che l’autore spiega essere stato ispirato da un libro di Concita De Gregorio), la mia scelta è caduta su Raccontami la notte in cui sono nato (2008, nuova edizione 2014).

Lucien è un giovane insoddisfatto che sente la mancanza di un qualcosa che non riesce a definire. Avendo scoperto che il giovane australiano Nicael Holt ha messo in vendita su eBay la propria vita – famiglia, amicizie e inimicizie comprese – pensa di fare altrettanto e di cominciare da capo una nuova esistenza. Cede così la propria vita a Filippo, conosciuto proprio su eBay per aver acquistato da lui un volumetto illustrato da Richard Scarry, e poi parte per Milano. Ma più si allontana, più Lucien sente il richiamo di quella vita che ha dato via troppo precipitosamente e che infine sarà irrimediabilmente perduta lasciandogli il rimpianto di ciò che, forse, sarebbe potuto essere e che ormai, certamente, non sarà. Lucien ha capito troppo tardi di non aver ancora trovato il coraggio di vivere fino in fondo.9788807883934_quarta.jpg.448x698_q100_upscale

Paolo Di Paolo è uno scrittore del nostro tempo recente, la sua infanzia è stata popolata dai libri di Richard Scarry e dalle prime rudimentali console di videogiochi e il suo ingresso nell’età adulta è avvenuto al tempo di eBay e dei crediti universitari. Ed è in questo contesto che l’autore fa muovere il suo personaggio alla ricerca di sé. Come in Mandami tanta vita lo scrittore si sofferma su quella fase cruciale che è il passaggio dalla giovinezza all’età adulta e lo fa portando nella scrittura la propria esperienza e la propria sensibilità mentre allo stesso tempo, attraverso i personaggi della storia, si cala in altre identità, in altre vite, in altre possibilità. Ritroviamo così lo spaesamento di un carattere insicuro, il senso di inadeguatezza che caratterizza in particolare i giovani più sensibili, la ricerca del proprio posto nel mondo tra incertezze, paure ed effimeri entusiasmi.

Per scrivere di questo Di Paolo è partito da un fatto reale ma paradossale (come lui stesso ha definito la messa in vendita della propria vita su eBay) e che sembra letteratura più che realtà e poi, assecondando il proprio gusto e la propria curiosità di narratore, ha giocato ad un serissimo “facciamo che io ero” che si sviluppa su diversi piani (Lucien-Nicael, Paolo-Lucien e Filippo).

In Mandami tanta vita Paolo Di Paolo ha trovato una risposta alla ricerca di senso dei giovani nell’impegno politico; in questo libro precedente si resta invece nella dimensione privata, mentre la dimensione pubblica è solo (ingenuamente) sfiorata: ed è proprio per questo, direi, che una soluzione manca.

Ma le qualità dello scrittore si apprezzano già. Oltre alla sincerità limpida e quasi disarmante con cui il giovane del terzo millennio confessa le sue insicurezze e le sue fragilità (come quando da ragazzo Lucien si teneva in disparte rispetto al gruppo dei pari e ora, ormai giovane uomo, non riesce ad accettare l’invecchiamento del padre), c’è una scrittura che cerca una sua cifra espressiva personale e originale e in buona misura ci riesce grazie ad un periodare breve e incisivo e ad una suddivisione in capitoli irregolare e curiosa; e soprattutto c’è un messaggio assolutamente condivisibile: che non dobbiamo fuggire da noi stessi, dobbiamo accettare quel che siamo e il passato che abbiamo alle spalle e che ci ha forgiati anche al di là della nostra volontà e delle nostre scelte; e cercare di capire e di realizzare al meglio noi stessi senza rinnegare nulla, perché in ogni modo noi siamo anche quel passato e perciò ne abbiamo un grande struggente irrinunciabile bisogno.

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Recensione di
D. S.

Sono una lettrice vorace, una cinefila entusiasta e un'insegnante appassionata del suo lavoro; e non so concepire le tre cose disgiunte l'una dall'altra.

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2 commenti
  • mi piace molto la tua recensione, si sente che è appassionata; ma la storia raccontata mi ricorda qualcos’altro che ho già letto, ma che adesso mi sfugge. se però lo scrittore rende il discorso attuale e coinvolgente…probabilmente ne vale la pena in ogni caso.

    • L’autore, in una postilla aggiunta all’edizione del 2014, cita il romanzo “Se fossi in te” (1947) di Julien Green e dice di averlo scoperto solo dopo aver scritto “Raccontami la notte in cui sono nato” restando colpito dalle analogie involontarie. È forse questo il libro che ti è tornato in mente?

Recensione di D. S.