Il sottotitolo di questo resoconto di viaggio dice tutto di per sè: Travels in small-town America.
L’ho letto in inglese, perché la “voce” di Bill Bryson merita di essere letta in originale; devo però ammettere che anche le traduzioni sono in generale ottime, perciò se voleste leggerlo pur senza cavarvela in inglese…beh, che aspettate? Bryson merita tutto. Ha uno stile allegro, diretto, divertente. È un viaggiatore come si deve, non un turista…si perde, guida per migliaia di chilometri fermandosi dove capita, si immerge in qualsiasi tipo di paesaggio, cittadina, momento.
In questo libro in particolare Bryson racconta del suo viaggio su e giù per tutti gli stati dell’America continentale: partendo da Des Moines, Iowa (dove è cresciuto e ha vissuto fino al trasferimento-fuga in Inghilterra) oltrepassando ogni confine, fiume e collina in macchina. La scusa, per così dire, è quella di ripercorrere i lunghi viaggi fatti durante l’infanzia a bordo dell’automobile paterna.
Dall’incubo della guida paterna alla noia che prende sulle lunghe e solitarie highways americane; dai paesaggi che non cambiano mai alle evidenti modifiche subite dalle persone che si incontrano per strada e di alcuni punti di riferimento (un esempio su tutti: il racconto dell’arrivo alla casa dei nonni; durante l’infanzia, in cui rappresentava un porto sicuro ed una felice sosta, e nel presente, ora che il tempo ha modificato il paesaggio, e non solo).
In questo lungo racconto si aprono decine di finestre sull’America delle piccole città, paesetti semi-abbandonati o centri storici patria di uno o l’altro dei grandi personaggi made in USA. Bryson per lo più evita le città più famose e le capitali (con qualche eccezione) oppure dedica loro rapidi passaggi in cui racconta esperienze semplici, un caffè o una birra con un vecchio amico, un incontro con personaggi particolari e comici, un ricordo d’infanzia svanito … tutti momenti particolari, e molto personali; perciò non prendete questo libro come esempio di “guida turistica” (anche perché, non scordiamocelo, è stato scritto negli anni 80).
Ma se volete saperne di più sulla “piccola” America, quella verace, quella di tutti i giorni, eccola qui: il viaggio è servito.
Enjoy!
Di Bryson ho letto “Vestivamo da Superman”, storia dell’infanzia dell’autore e degli USA del tempo. Confermo lo stile brioso e piacevole.