Il Faro è sinonimo di isolamento per antonomasia.
Rappresenta il ritrovamento della via maestra in un momento di perdita, l’assestamento dell’asse magnetico nella bussola dopo un roteare impazzito dovuto ad un fortunale.
In questo fumetto è il riassemblaggio di una strada da seguire, una via che il trauma della guerra ha sparigliato senza criterio.
Il giovane soldato Francisco Guirado si ritrova accolto nel faro di Telmo dopo una disastrosa diserzione dalla guerra civile spagnola.
Il guardiano del faro lo accoglie come accoglie tutto ciò che il mare capriccioso gli restituisce dopo una burrasca.
Telmo guarda Francisco (ribattezzandolo Moby Dick) come guarderebbe un normalissimo giovane uomo di 18 anni, cresciuto troppo in fretta e privato delle aspettative sul futuro; lo guarda come un figlio, bisognoso di impegnare corpo, mente e anima in un progetto.
Il guardiano del faro e il giovane soldato stringeranno un sodalizio per il raggiungimento di un fine unico e utopico.
Paco Roca, con il suo stile pulito, lineare, quasi disarmante, imbastisce una storia semplice ed archetipa.
La scelta di inserire la storia nella Storia, cioè la vicenda raccontata nella cornice della guerra civile spagnola, e utilizzando i massimi esempi della narrativa di avventura come l’Odissea, Simbad e Moby Dick è una scelta che riesce allo stesso tempo ad ancorare il narrato alla reatà e spingerlo più su verso l’aulico; una delle caratteristiche principali di questo autore.
Se non avessi già letto Rughe avrei potuto affermare – sbagliando – che Paco Roca si sa muovere solo in contesti storici definiti (non che sia una pecca, in ogni caso). Probabilmente questo eccelso narratore segue la sua sensibilità artistica e sfrutta le leve emotive di temi importanti o che gli stanno particolarmente a cuore. Di sicuro continuerò a seguire con divertimento e soddisfazione il percorso autoriale di Paco Roca.
Sa sempre riservare delle belle sorprese .
Spero piaccia anche a voi.