A volte ritornano – Stephen King

Nella vita dei lettori, assidui o sporadici che siano, capitano dei periodi in cui mettersi davanti ad un libro – e attivare quel processo di rapimento per opera della fantasia chiamato “sospensione dell’incredulità” – diventa ostico.
Capita molto più spesso (o almeno per quel che mi riguarda è così) durante le pause – estate, festività natalizie, festività pasquali, ecc. – in cui il tempo e i motivi per fuggire dal quotidiano sono più a buon mercato.

Capita.
Succede a tutti.
Si legge meno e buona pace alla pila di libri sul vostro comodino, che fino a qualche giorno prima bramavate di attaccare e che ora, sicuramente, vi pioveranno addosso, con vendicativa cattiveria, dal lato malevolo dello spigolo vivo.

Il punto è: come se ne esce?
Da tempo ho escogitato una duplice formula per cavarmi d’impaccio.
La regola è: affidati ad un vecchio amico (inteso come scrittore di fiducia)

Vado ad illustrare.

E’ duplice in quanto funziona sia con la rilettura di libri già apprezzati, sia con la scoperta di opere minori o sconosciute ai più. In entrambi, il senso di familiarità vi permetterà di procedere spediti lungo la storia che prima, riottosi, rifiutavate di intraprendere.

(ri)Leggere vi darà un utile slancio verso altre mete.
Se poi, come me, prendete un libro di Stephen King e, giunti all’ultima riga, vi ricordate di averlo già letto, la doppia valenza della mia regola aurea assume un carattere a potenza da lasciare basiti.

A volte ritornano: titolo quanto mai azzeccato nel mio caso. Andiamo a commentare brevemente (e ironicamente) i racconti:

Jerusalem’s Lot – potente e gustoso riferimento a Howard P. Lovecraft.

Casa maledetta, libri oscuri, paesi disabitati (ma all’occorrenza zeppi di mostri e deformità varie), fantasmi dal passato, vermi immondi pronti a portare distruzione nel mondo.
Insomma, una bella boccata di horror vecchio stile. Scritto bene e con la giusta dose tensione in crescendo. Il finale poi è aperto e ansiogeno come quelli che sapeva regalare Lovecraft nei suoi “incubi”. Tanti di cappello al “Re” che ha saputo rievocarne i ritmi.

Secondo turno di notte – per gli amanti dei derelitti sottopagati e sfruttati per i lavori sporchi…quanto sporchi lo scopriranno troppo tardi.

Risacca notturna – il racconto “embrione” del futuro romanzo “L’ombra dello scorpione”. Crescono bene, questi ragazzi!

Io sono la porta – l’ho preso come un esercizio stilistico (molto impegnativo) ma non mi ha entusiasmato. L’astronauta posseduto da una presenza aliena che lo trasforma, poi, é un tema abusato, no!

Il compressore – quanto doveva essere scadente quel sangue umano per far infuriare a tal punto la macchina della lavanderia? Sono quesiti che segnano.

Il Baubau – esiste e vive negli armadi. Ormai lo sa chiunque, perché lo psichiatra del racconto no?

Materia grigia – Ok, questo mi ha fatto parecchio paura, oltre che causarmi conati di ribrezzo. Ben fatto Step, hai centrato il punto. La tensione cresce pian piano per poi essere ,beh, “esponenzialmente riversata nelle strade”. Bleah!

Il campo di battaglia – Divertentissimo e ironico. Un’alternativa a Toy story. I giocattoli prendono vita e per un killer di professione é complicato vedersela con loro (lo é anche per noi mantenersi seri).

Camion – Un mondo governato dalle macchine. Guarderò con più rispetto persino la Multipla.

A volte ritornano – Il racconto che dà il titolo alla raccolta. Come dire, non basta che I bulli vi distruggano la vita una volta, a distanza di tempo loro sono ancora qui, ritornano, ma stavolta possono essere ripagati con la stessa moneta…a che prezzo?

Primavera di fragole – Il racconto é molto bello ed é costruito per sorprendere. Però me lo aspettavo. Dai, uno che esce nella nebbia a inseguir folletti non me la racconta giusta. Almeno fosse ambientato in Padania!

Il cornicione – Formidabile. Uno dei tanti motivi per il quale il ruolo di amante é da rifiutarsi categoricamente.

La falciatrice – Per la serie: vegani di tutto il mondo abbiamo il lavoro che vi sostenterà.

Quitters,Inc. – Leggendo il racconto, ho smesso di fumare ancor prima di iniziare. Brividi freddi lungo la schiena

So di cosa hai bisogno – Il segreto oscuro di un ragazzo che sembra poter esaudire ogni vostro desiderio; é gay! (non lo é, ma lo preferirei se ciò gli permettesse di essere apprezzato dagli altri e soprattutto gli impedisse di giocare con la magia nera).

I figli del grano – Se siete una coppia in viaggio – non avete figli e non ci pensate nemmeno- un motivo ci sarà?! Beh, non basta, I ggiovani sono arrivati, desiderosi di compiacere il loro dio.

L’ultimo piolo – questo é un racconto da incorniciare. Non c’é nessun elemento sovrannaturale, ed é strano se pensate in che raccolta é stato infilato. Qui troviamo lo Stephen King Scrittore con la S maiuscola; magistrale. Applauso a scena aperta. Ovazione. Lancio di fiori. Crisi di pianto. Donne gravide al sol pensiero. (S’é capito che é il mio preferito?)

L’uomo che amava i fiori – come ti piazza il Re i momenti di lucida follia, in pochi sono in grado di farlo. Altro brivido.

Il bicchiere della staffa – massima: é bene ascoltare i vecchi e farsi un ultimo cicchetto prima di ripartire nella neve, piuttosto che accontentare una bambina diafana che aspetta il bacio della buonanotte.

La donna nella stanza – eutanasia portami via.

Buona lettura e, nonostante le mie battutacce, buoni brividi di paura!

 

 

 

Condividi
Recensione di
Simone Gentile

Sono Simone Gentile. Stretto tra una torre di libri e una pila di graphic novel (da leggere tutti, rigorosamente, in ordine sparso) continuo a lasciare una traccia nera su un foglio bianco; un timido rivolo che vuole affluire all'impetuoso corso della narrativa e continuare il Viaggio. Sono aperto a qualsiasi genere ma attratto dalle varie declinazioni della paura, per questo spesso mi ritrovo invischiato in storie che "MAMMAMIA!"... e forse poi, un po', me le vado a cercare.

Vedi tutte le recensioni
Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

2 commenti
Recensione di Simone Gentile