Quando mi hanno consigliato di leggere un libro di Stefano Benni definendolo il Pennac italiano ho pensato: “CHE SI FOTTA!” come ogni volta che portano alla mia attenzione qualcosa o qualcuno di già troppo conosciuto.
Poi, forse per noia, ho fatto l’errore di aprire e leggere una prima pagina, scettico e sempre più convinto che uno dei deprimenti canali TV sarebbe stato più interessante. Tre ore dopo leggevo le ultime righe di Margherita Dolcevita ed applaudivo al piacere della sorpresa.
Amo lasciarmi sorprendere. Amo non aver ragione.
Il peggio è ormai prevedibile e tutto è calcolato, quindi riaquisire la facoltà di soprendersi ti mantiene umano.
I ruoli sono invertiti, le età mischiate ed irriconoscibili.
Dov’è finita l’infanzia?
Margherita credo incarni la nuova generazione di adolescenti donne.
Un po’ Cenerentola, un po’ Lisa Simpson, un po’ Debbie Gallagher della serie televisiva Shameless. Col naso nelle costellazioni e la voglia di innamorarsi ma con la consapevolezza che l’amore non esiste e che là fuori bisogna difendersi e farsi valere.
…era inutile lamentarsi, bisognava lottare. Se ti arrendi a quattordici anni, ti abituerai a farlo tutta la vita.
Questo signore, giovane sessantasettenne dal volto dipinto dal sole, sa il fatto suo ed è evidente che, pur mantenendo una scritture fluida alla bocca del lettore, lasci spesso intendere il calibro della sua arte scrittoria.
Continuerò a leggere suoi libri. Saprò dirvi se riuscirà a sorprendermi ancora.
Ci aggiorniamo.
Un’altra recensione di Margherita Dolcevita è qui.