La linea d’ombra – Joseph Conrad

Mi piace quando dopo aver sentito parlare molto di un libro, magari dopo anni mi capita sotto le mani e sono “costretta” a leggerlo.
È il caso de La linea d’ombra di Joseph Conrad, citato praticamente ad ogni mia lezione di critica letteraria all’università insieme a Cuore di tenebra e, quelle citazioni fatte da un professore pieno di passione, mi avevano fatto promettere di leggerlo prima o poi nonostante la mia risaputa avversità per i classici.

Classico poi non è visto che Conrad lo scrive nel 1917 ed è talmente attuale come romanzo di formazione che è davvero difficile considerarlo un libro del passato.
Da maniaca dei libri quali sono, non potevo farmi scappare la nuova collana dei Grandi Classici della Repubblica che ogni sabato con solo 1 euro in più mi permette di mettere le mani (e gli occhi) su libri che da sola probabilmente non avrei mai letto.
E indovinate un po’ il titolo del primo volume dell’opera?

Detto, fatto. Mi sono messa a leggerlo con attenzione (meravigliosa la prefazione di Saviano) e nonostante la difficoltà e la noia di alcuni tratti decisamente tecnici sul mondo delle navi e della navigazione, il messaggio nascosto tra le parole della storia è chiaro, così chiaro che il buon Conrad lo esprime direttamente all’inizio del romanzo breve:

 «Solo i giovani hanno momenti simili. Non penso ai giovanissimi. No, i giovanissimi, propriamente parlando, non hanno momenti. È privilegio della prima giovinezza vivere in anticipo sui propri giorni, in tutta la bella continuità di speranze che non conosce pause o introspezioni. Si chiude dietro di noi il cancelletto della pura fanciullezza – e ci si addentra in un giardino incantato. Persino le ombre vi risplendono promettenti. Ogni svolta del sentiero è piena di seduzioni. E questo non perché sia una terra inesplorata. Si sa bene che tutta l’umanità ha già percorso questa strada. È il fascino dell’esperienza universale dalla quale ognuno si aspetta una sensazione particolare e personale – un po’ di noi stessi.»

 Della trama in sé per sé non c’è molto da dire: il protagonista viene nominato Capitano di una nave situata a Bangkok e da quel momento inizia la sua difficile avventura per dominare l’imbarcazione, l’equipaggio e la sua vita.
Da leggere, soprattutto se siete in quel periodo della vostra vita in cui la linea d’ombra è ben visibile.

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Recensione di
Sara D'Ellena

«La mia intenzione è raccontare una storia: in primo luogo perché la storia viene da me e vuol essere raccontata.» Philip Pullman.
Raccontare storie e costruire librerie (immaginarie ovvio!) è la mia passione e la mia unica missione.

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9 commenti
  • Bella recensione. Anni fa ho letto Cuore di tenebra e certo Conrad non è un autore che lascia indifferenti.
    Purtroppo nel mio paesello non si fa mai in tempo a prenotare queste uscite in edicola e così questo volume me lo sono perso. 

  • Mi hai convinto! Domani provo ad andare in edicola e vedo se gli è rimasto, ho una coda di lettura lunghissima, aggiungerne uno in più non cambierà di molto le cose :-P

  • Già … me ne sono accorto poi controllando sul sito di Repubblica, va bè, confido nei banchetti, in genere dopo un po' che la collana è finita gli avanzi finiscono miracolosamente in vendita sulle bancarelle di libri =)

  • Bella questa recensione. Io credo che molta della difficoltà di leggere Conrad (strano animale, nobile ucraino trasformatosi prima in marinaio e poi in scrittore di lingua inglese) dipenda dalle traduzioni. Il suo è un inglese a tratti tecnico, marinaro, e penso che molti traduttori non colgano il senso di certe espressioni e di una prosa a volte non lineare, che viene spesso resa in un italiano contorto. Non a caso, l'unico libro che ho letto senza sforzo è stato proprio La linea d'ombra, nella traduzione di Gianni Celati, che secondo alcuni è quasi una riscrittura e secondo me (ma confesso che il mio inglese è poco sopra la sufficienza) una traduzione libera e fedele al tempo stesso. Comunque, superato l'ostacolo linguistico, la lettura è di quelle che incidono segni indelebili nell'anima.

Recensione di Sara D'Ellena