Gli anni al contrario- Nadia Terranova

Anni settanta, i cosiddetti anni al contrario. Anni in cui si lottava per un mondo migliore,  sono anche gli anni in cui la “meglio gioventù” ha smarrito se stessa dietro ad idoli falsi che hanno distorto la realtà, che li hanno resi schiavi di un qualcosa di velleitario, che li hanno indotti a prendere in mano arma per rendere tutto migliore, lasciando dietro di sè solo rabbia e tanto tanto dolore.

In questo frangente si svolge la storia di Giovanni, figlio di un comunista e di Aurora, figlia di un fascista. Ma non sono le differenze politiche dei padri a minare la storia dei due, ma sono loro stessi ed il periodo storico che vivono.

Questi due ragazzi vivono a Messina,dove l’eco della rivoluzione sociale tanto urlata arriva in maniera blanda. Messina non è Bologna, non è Torino,né tanto meno Roma. Qui nessuno combatte, nessuno manifesta,ma il senso d’impotenza e la voglia di riscattarsi arriva negli animi e li sconvolge ed è ciò che accade a questi giovani protagonisti. Giovanni è l’ultimo arrivato nella famiglia e questo come un macino incombe su di lui per tutta la vita. Si sente continuamente fuori posto, non riesce ad integrarsi, non riesce ad amare Aurora, non riesce ad amare appieno sua figlia, Mara. Fugge continuamente dalle responsabilità, dalla famiglia, da sé stesso, è convinto che solo partecipando alla lotta armata riuscirà a trovare il suo io. Ma non riesce, non riesce in niente, non riesce a trovare il suo io, non riesce a trovare la sua famiglia ed allora che fa? Si perde nell’oblio delle droghe.

Aurora non è da meno, nel suo tentativo di affermarsi come donna, come individuo copcapace di badare a se stessa, di poter avere gli stessi diritti degli uomini non riesce a capire ciò che accade a Giovanni, non comprende che quel continuo suo aspettare il ritorno di Giovanni, come Penelope attendeva Ulisse, la rende estranea a tutto ciò che la circonda.

Sono due vinti, come il periodo in cui vivono. Non ci sono vincitori, niente è cambiato, tutto è uguale a prima.

Scritto molto bene, scorrevolissimo, ma sinceramente non mi ha preso per niente. I due protagonisti li ho travati inconcludenti. Alcune cose non avevano senso. Come ad esempio il fatto di sottolineare la provenienza politica dei rispettivi genitori dei ragazzi, ma perché, se poi non porta a niente, se non porta ad un dissidio tra le famiglie, se non da motivo di acredine?

Si è detto che è un libro sugli anni di piombo, io ho letto solo una storia ambientata in quel periodo, ho letto delle difficoltà di un ragazzo di inserirsi nella società e di una ragazza alle prese con il suo ruolo di donna, di madre e di moglie.

 

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Recensione di
Mary Filetti

Sono una lettrice ossessiva, compulsiva. Il libro è parte di me, di ciò che sono. Ovunque io vado porto sempre con me un libro da leggere.

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