La reazione che un individuo può avere di fronte a un dolore (troppo) grande è il frutto della personalità, delle aspettative, delle passioni che ognuno di noi possiede.
Con Zigulì scopriamo il cinismo e l’amore (mai avrei pensato di accoppiare le due parole) di un padre, Massimiliano Verga, verso quel figlio sfortunato e speciale nato con un cervello piccolo, ma piccolo, come la caramella appunto.
Le riflessioni sono brevi, dirette, dense e forti, quasi l’autore abbia voluto centellinare il dolore e l’asprezza contenuta.
Sono lampi di un padre stanco alle volte, di un papà innamorato del figlio più bisognoso di cure, di un genitore che si scusa con gli altri figli perché non è in grado di correre appresso anche a loro.
Verga ci mostra la corazza che indossa giorno e notte, il campo di battaglia che lo vede sempre e comunque sconfitto, il nemico – la malattia – che non può essere vinto.
Uno sguardo così – sull’animo umano e orgoglioso, di un padre che racconta egoisticamente , perché tiene fuori la moglie dal suo flusso di pensieri – è doloroso quanto un pestaggio ad opera di balordi.
Un lampo di follia altrui e ti ritrovi a terra: pari i colpi alla testa proteggendoti con le braccia e quello allo stomaco chiudendoti a riccio.
Ma non basta.
I calci, seppur attutiti, provocano danni e l’attesa che il pestaggio finisca è interminabile.
I giorni dopo il pestaggio si susseguono tutti uguali, tutti accumunati dalla paura: di uscire, degli altri, del semplice respiro che risveglia i dolori.
Ecco, immaginate un post pestaggio così per ogni giorno della vostra vita e avrete l’idea del libro Zigulì.
Sebbene lavori con ragazzi sfortunati e condivida parte del percorso con le famiglie dei suddetti – sebbene quindi anche io mi sia costruito una corazza per sopravvivere allo scontro quotidiano – questo libro mi è arrivato dritto allo stomaco lasciandomi alla fine un buco nero dentro l’anima.
Lo consiglio fortemente però.
Non vi voglio male, sia inteso. Il mio è un suggerimento per aprire la mente ad una realtà che, nell’accezione che ne da Massimiliano Verga, è nuda e cruda; così com’è!
Grazie.
Massimiliano
Grazie a te per aver fissato, carta e inchiostro, la tua storia.
Simone G.
Mi hai lasciato distrutta dal tuo dolore. Scrivi ancora ne abbiamo bisogno