Altai – Wu Ming

Dalle stanze del palazzo non arrivano rumori. L'alito del Bosforo e il canto del muezzin accompagnano i viventi dentro la sera, verso una parvenza di quiete. Oltre le finestre aperte, il cielo è un incendio di porpora ed oro. Barche di pescatori si staccano dll'Asia e fluttuano sulla corrente di miele.

Questo il primo capoverso di Altai, il romanzo scritto dal gruppo Wu Ming che prosegue e conclude il grande affresco cominciato con Q tra le guerre di religione della Germania, a Frankenhausen, nel 1525, arrivando alla fine del 1571, all'indomani di Lepanto.
Per chi non avesse letto il primo romanzo, consiglio di leggere Q, e subito dopo Altai, senza soluzione di continuità. La lettura sarà godibile, ed eventi e personaggi vi rimarranno vivi e presenti nella memoria.
Come Q, in Altai i personaggi si muovono attraverso le molteplici, mutevoli realtà di quell'affresco di lingue, popoli e culture che anche allora era l'Europa, alla ricerca di un modo per poter dar corpo ai loro sogni di libertà. Sogni che prorompono, potenti, nella storia e nella Storia: dare concretezza, sulla terra martoriata dalla violenza e dal potere, a utopiche realtà destinate ad accogliere, più che gli anabattisti e il Popolo Eletto, tutti coloro che sono stanchi di sottostare agli arbitri ed alle prepotenze del potere temporale esercitato dall'imperatore del Sacro Romano Impero, dal Sultano della Mezzaluna, dagli opportunisti dogi di Venezia, dalla soffocante influenza papale.

Nella ricerca di questa felice utopie i protagonisti dei romanzi, frenati e guidati ad un tempo dai propri limiti e dalla propria natura, vivono e soccombono senza mai arrendersi: sono uomini diversi che si trovano accomunati da un progetto e da una forza, una determinazione comuni, che li guidano verso la realizzazione dei propri progetti, in un costante anelito di libertà.

Può essere che il punto di forza, l'idea centrale del grande progetto di Q e di Altai sia anche il suo maggior limite. I vari personaggi, si chiamino Lodovico, Giovanni Nasi, Manuel Cardoso, spinti dalle stesse passioni finiscono per risultare molto simili tra loro, nella caratterizzazione, quasi uguali, per certi aspetti, fino ad essere prevedibili. Così è, a mio parere, anche per i personaggi femminili di cui è costellata la saga: le donne coprono un ruolo che, anche se importante, dal punto di vista della trama risulta quasi sempre essere subalterno (almeno per quel che riguarda Altai), ed anche loro presentano spesso caratteristiche fisse, ed anch'esse pevedibili.
Questi limiti nella caratterizzazione dei personaggi sono agevomente superati dal racconto, che è denso ed avvincente, ricco di colpi di scena, e vi porterà a divorare letteralmente questi romanzi nel giro di pochissimo tempo, e a farvi venire davvero voglia di saperne di più sulla storia del Cinquecento e sui personaggi – realmente esistiti, almeno in gran parte – che incontrerete nel corso della lettura.

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