Un’appassionata di fumetti quale sono non può mancare all’annuale appuntamento con il Comicon di Napoli. E così anche quest’anno. E anche in questa occasione mi sono regalata un souvenir manga, visto che si tratta di pubblicazioni che più difficilmente riesco a reperire altrove. Stavolta ho scelto un lavoro di Jirô Taniguchi (Tottori, 1947), il racconto a fumetti Un cielo radioso (Hareyuku Sora, 2005), nell’edizione impaginata “alla occidentale” a cura di Frederick Boilet.
Una notte di inizio luglio un terribile incidente stradale vede coinvolti un diciassettenne liceale in motocicletta, Takuya Onodera, e un impiegato quarantenne alla guida di un furgoncino, Kazuhiro Kubota. Vengono entrambi ricoverati in ospedale, ma qualche settimana dopo, proprio mentre il ragazzo si risveglia dal coma, l’uomo muore. Takuya però non è più lui, perché nel suo corpo si è risvegliata l’anima di Kazuhiro. Col trascorrere dei mesi anche lo spirito del giovane comincia a riemergere, fino a riprendere esclusivo possesso del proprio corpo dopo una non facile “convivenza” con l’ “altro”.
Nulla di inquietante ai limiti dell’orrorifico: solo il delicato pathos di un racconto malinconico che narra di vite normali spezzate prematuramente e di sentimenti e drammi taciuti che allontanano genitori e figli, mogli e mariti.
Ma Un cielo radioso è anche una storia di tenerezza e di speranza: a Kazuhiro è stata offerta l’opportunità di riabbracciare per l’ultima volta la propria famiglia e di chiudere i conti in sospeso con l’azienda per la quale lavorava; mentre lo scapestrato e ribelle Takuya è diventato più maturo e gentile. La scena più bella resta certamente, verso la conclusione, quella in cui il ragazzo, in moto, regala a Kazuhiro un emozionante addio contro il cielo radioso di settembre.
I disegni sono limpidi e semplici, accurati e realistici; e il bianco e nero non impedisce di apprezzare, lasciandoli all’immaginazione, i colori dell’estate e del primo autunno e soprattutto la luce di quel cielo che infine accoglie l’anima pacificata di Kazuhiro.