Marina Bellezza – Silvia Avallone

Nel 2010 il pluri-premiato “Acciaio” raccontava di una Piombino in declino che seguiva il destino dell’industria siderurgica locale, di due amiche che imitavano i balletti delle veline di “Striscia la notizia”, di ragazzi che rubavano cavi di rame o sniffavano cocaina per reggere i turni in acciaieria, e di padri non esemplari.

Sono passati tre anni e con “Marina Bellezza” la Avallone si conferma autrice post-berlusconiana. La protagonista che dà il titolo al romanzo è un’aspirante show-girl che, tra una sagra di paese e una esibizione sulle TV locali, punta a Milano, Roma, X-Factor e al successo urlato di fronte ai suoi compaesani; Andrea molla la tesi di laurea e il suo impiego nella biblioteca comunale per allevare vacche, proprio come suo nonno e a dispetto del padre ex sindaco, che ha sempre rinnegato quelle origini. I destini di questi due ragazzi si incrociano più volte durante la narrazione, per l’inquietudine di lei e per la testardaggine di lui, entrambi segnati dalle incomprensioni dei loro genitori: Andrea è sempre venuto dopo Ermanno, il fratello intelligente che lavora in USA; il padre e la madre di Marina sono separati, lui si atteggia a viveur, lei vive alla giornata imbruttendosi.

Dicevo, sono passati tre anni, le tematiche restano le stesse dell’esordio in prosa, ma mi aspettavo un affinamento del linguaggio; invece ecco “avvertì un tuffo al cuore”, “violenza inaudita”, “tutte le ragazze possibili e immaginabili”, “a passi spediti”, “sola come un cane”, “fin dalla notte dei tempi”, “pane per i denti”, “il cuore in gola”, “era un cane sciolto”, “un terno al lotto”, “il cuore prese a battergli all’impazzata”. Insomma, una serie di espressioni che sembrano una resa dell’autrice a ricercare parole più originali; oppure, in un’Italia post-berlusconiana, il linguaggio dei personaggi deve coincidere con quello della voce narrante perché, forse, si suppone che coincida con quello dei lettori.

Resto quindi perplesso da un’Avallone molto abile nel descrivere i nostri tempi all’interno di una vicenda letteraria coinvolgente ma con una prosa a tratti banale.

Marina Bellezza

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Recensione di
Antonio Soncina

Odio i best seller, soprattutto se di sfumature rosa, gialle o grigie. Ai classici preferisco storie contemporanee. Posso sopravvivere senza il rinomato "odore della carta" ma non con il Kindle scarico.

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3 commenti
  • Acciaio l’ho trovato bello, anche appassionante, comunque ricco di emozione; però riconosco anch’io che lo stile non si distacca molto (o forse dovrei dire che non si distacca abbastanza, per me) dal più classico Moccia …che è un po’ una tortura dei nostri tempi.
    Comunque ho deciso di comprare Marina Bellezza appena possibile, perché la Avallone è una scrittrice che secondo me vale la pena di leggere e di incoraggiare.

Recensione di Antonio Soncina