Vita eterna di Dara Horn uscito a febbraio per Edizioni Atlantide ha il merito di avermi fatto godere di una splendida lettura e di avermi fatto conoscere una casa editrice che mi ha conquistata fin dalla prima pagina (letteralmente!).
Se anche voi amate i dettagli e la cura delle piccole cose, non potete non notare il timbro sul frontespizio che informa il lettore che il libro è parte di una tiratura limitata di 999 copie (ogni copia riporterà quindi il numero); la meraviglia prosegue poi nel colophon dove, oltre alle classiche informazioni di copyright e traduzione, l’editore ci tiene a farci sapere che le pagine sono stampate su “carta Aralda da 85 gr. della cartiera Favini” e che “la copertina è stampata su cartoncino Chagall Bianco da 260 gr. delle cartiere di Cordenons”.
Se per qualcuno queste informazioni possono significare poco e niente, per me rappresentano invece un indizio inequivocabile dell’amore di una casa editrice che non si limita a trovare storie da pubblicare e magari tradurre, ma vuole regalare al lettore un’esperienza che inizia dai polpastrelli che scorrono sulla carta ruvida e continua attraverso tante altre piccolezze che rendono il libro un oggetto di valore.
Ma veniamo alla trama: Rachel nonostante sia bisnonna non sembra solo una giovinetta, ma (almeno fisicamente) lo è davvero, perché il suo corpo ha ancora 18 anni, l’età in cui secoli prima, a causa di un voto del quale non vi svelerò altro per non rovinarvi la lettura, ha rinunciato per sempre alla morte insieme al suo amante segreto Elazar.
Nati ai tempi della distruzione del tempio di Gerusalemme, Rachel e Elazar hanno continuato a vivere attraversando i secoli in decine di famiglie sempre nuove, costretti a ricominciare da zero ogni volta che le loro esistenze iniziano a destare sospetti, in un mondo in continua evoluzione nel quale diventa sempre più difficile nascondersi e reinventarsi.
La lettura di questo libro è stata come un balsamo per i miei brutti pensieri: spesso mi capita di temere la morte e di immaginarla come l’interruzione improvvisa e imprevedibile della mia vita, dei miei progetti, dei miei affetti.
Ho sempre pensato alla morte in un’accezione completamente negativa: una porta che si chiude sbattendo o una luce che si fulmina all’improvviso senza darci il tempo di realizzare che è tutto finito.
Ma non avevo mai pensato al contrario e a tutte le implicazioni che comporterebbe vivere in eterno: la stanchezza, l’infinito ripetersi di nascita, crescita e morte (per gli altri) e il dover affrontare ogni perdita sapendo che per te non ci sarà sollievo e oblio e che anzi dovrai ricominciare tutto dall’inizio e da sola.
Morire è la conclusione del cerchio, il punto alla fine di una lunga frase; avete mai pensato a quanto diventerebbe insignificante la vita senza la morte?
Sono queste le riflessioni che il libro di Dara Horn ci regala in un romanzo profondo sul senso della vita in un viaggio dove il mitico e il metafisico si uniscono in una lettura che davvero non potete perdere.