trilogia del ritorno – fred uhlman

Mi sono avvicinata a questo libro per la prima volta in seconda media, con L’amico ritrovato – solo molti anni dopo ho scoperto che si trattava in realtà del primo libro di una trilogia – un romanzo breve e conciso sulle persecuzioni perpetrate nei confronti degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale.

Tra le decine di libri che ho letto sull’argomento, che mi ha sempre appassionato molto, questo è stato uno di quelli che mi ha colpita di più, che ho riletto molte volte con piacere e che si è insediato nella mia anima come una delle migliori trasposizioni scritte del sentimento dell’amicizia. Da ragazzina, mi sembrava una storia così terribilmente ingiusta, così triste, così disperata. Le domande che il giovane Hans si poneva erano le mie, il suo profondo e disperato sentimento di affetto nei confronti dell’amico Konradin era facile da comprendere a dodici anni, le sue incertezze erano simili a quelle che provavo anche io ogni giorno.
Molti anni dopo, mi è capitata tra le mani la trilogia completa, che mi ha folgorato, facendomi di nuovo provare le emozioni della prima volta – cosa non da poco!

La Trilogia del ritorno è un libro che trascende ogni definizione, ogni gusto personale, ogni inclinazione politica e sociale.
Bisognerebbe farlo leggere a tutti i ragazzini, un po' come si fa la vaccinazione contro la rosolia. In questo caso, potrebbe essere una sorta di vaccinazione preventiva contro l’intolleranza, la stupidità e la crudeltà realmente insite nell'uomo, che in certe circostanze lo porta a trasformarsi in mostro. Contro la guerra, la sete di potere, la prepotenza, le prevaricazioni. Forse potrebbe davvero essere utile.

La parte più commovente, intensa e ruvida è la seconda, intitolata Un’anima non vile: la lunga lettera che Konradin, comandante nazista in carcere in attesa di essere giustiziato in quanto traditore del Terzo Reich per aver tentato di assassinare Hitler, scrive all'amico della sua adolescenza, Hans, un ragazzo ebreo costretto a fuggire in America appena diciottenne per scampare alla persecuzione nazista. Konradin gli scrive per scusarsi, per cercare di spiegare perchè è stato attratto da Hitler e dalle sue promesse, per raccontargli di quando ha capito l'orrore che si celava dietro tutto questo e ha deciso di provare a fermarlo, impedirlo, ingenuamente forse. Con rimpianto, ricorda gli splendidi giorni della loro amicizia, così felici e sereni per entrambi, e gli chiede perdono.

La Trilogia del ritorno, alla prima lettura, può sembrare un romanzo triste e rassegnato. Nel mondo accadono cose terribili, mostruose, inspiegabili, e questo vuol dire che Dio non esiste. E, se non esiste, che senso ha vivere una vita di dolore che finirà comunque nel nulla? Si pone tante domande, questo libro, e non dà risposte definitive. Cerca sempre di esporre e di spiegare le ragioni sia delle vittime e sia dei carnefici, cerca di trovare un motivo per andare avanti nonostante tutto, anche se alla fine si è tutti comunque soli e disperati, vincitori e vinti.  Anche se alla fine non si salva nessuno, né buoni né cattivi. È tutto qui?
No.
Perchè in ogni pagina, in ogni riga, dietro ogni giro di parole spunta, quando meno te lo aspetti, la speranza.

Condividi
Recensione di
MaddalenaErre
Vedi tutte le recensioni
Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

10 commenti
  • Letto solo il primo, L'amico ritrovato. Folgorante, bellissimo, struggente. E' passato troppo tempo, non ricordo i dettagli, ma mi è rimasto impresso come questo fosse l'unico libro, tra quelli che ho letto, dove tutto si chiarisce letteralmente nell'ultima riga. Tu invece racconti di una lettera di Konradin che non ricordo (e che avrebbe chiarito tutto molto prima), è forse in uno degli altri due volumi?
    C'è anche un film molto bello tratto da L'amico ritrovato, ma credo che sia introvabile, è roba anni '80.

  • Sì, tutto il secondo racconto – Un'anima non vile – si sviluppa intorno a questa lettera di Konradin, che il protagonista riceve anni e anni dopo. In realtà, l'ordine corretto dei volumi prevede prima di tutto L'amico ritrovato, quindi credo che l'effetto sopresa fosse ampiamente voluto dall'autore, acuito dal fatto che le cose si chiariscono man mano. Anche l'ultimo racconto, Niente risurrezioni per favore, getta una luce nuova su tutto quanto letto prima…insomma, è una scrittura che somiglia a quelle scatole magiche dove una più grande ne contiene una più piccola e così via, ma tutte comunque indispensabili :)
    A me piacerebbe molto vedere il film, ma credo che l'unica via sia spulciare in qualche cineteca…

  • Sì, penso che sia impossibile da trovare. L'unica cosa che mi viene in mente è la videoteca Hollwood di via Monserrato, vicino campo de' Fiori, che ha un approccio molto cinefilo. Se stai a Roma, potresti provare lì. Ma è difficile.

  • Anche io ho letto solo "L'amico ritrovato" e non conoscevo la trilogia. Non pensavo vi fossero dei libri a seguire, e ora che lo so di certo non me li lascio sfuggire :)

  • Vivo a Londra…potrei vedere al BFI ora che ci penso! Ma provo sempre una grande stima per le videoteche cinefile in Italia – tristemente troppo poche – quindi se in un futuro prossimo mi troverò a fare un giro a Roma andrò sicuramente a dare un'occhiata, a prescindere dal film :)

    Anche per me è stata un'assoluta scoperta, Vivien! Ma avevo amato così tanto L'amico ritrovato che quando ho saputo dei racconti a seguire non mi sembrava quasi vero…sarebbe bello se queste sorprese capitassero più spesso :)

Recensione di MaddalenaErre