Avete presente l’I-phone, l’I-pad, il Blackberry… Insomma, tutte quelle diavolerie che vi permettono, ovunque voi siate, di stare sempre collegati al vostro servizio di social network preferito, per conoscere i dettagli della vita (non più tanto) privata dei vostri amici, colleghi, dirimpettai, vicini di tavolo al ristorante ecc. Bene, chiamateli äpparäti e spingeteli alle estreme conseguenze: per ciascun individuo è rappresentato l’indice di scopabilità (sic), la fascia di reddito, i valori di trigliceridi e radicali liberi ecc.
Benvenuti nel futuro prossimo (se non nel presente) in cui la Cina sta per prendere possesso degli USA, le donne vestono indumenti sempre più discinti (della AssLuxury, basta il nome), la privacy non esiste più, l’esercito è controllato da una multinazionale che promette la vita eterna, i libri sono considerati un relitto del passato… Basta così? Insomma, troviamo le tematiche distopiche care a Orwell, Dick, Huxley, Bradbury… Purtroppo, non molto lontane dalla realtà presente.
Il tutto raccontato attraverso i diari del colletto bianco Lenny Abramov (il protagonista principale, tenero e imbranato) e le conversazioni (soprattutto su GlobalTeens, una sorta di FaceBook) tra Eunice, una ragazza di origini coreane di cui Lenny si innamorerà perdutamente, e altri personaggi, tra i quali il capo di Abramov, Joshie, una sorta di Ron Hubbard adorato dai suoi dipendenti (e non solo) che mira al ringiovanimento tramite nanobot, in un’America fascistoide con l’ossessione per media, aspetto fisico, potere d’acquisto e ambigue personalità virtuali; una nazione raffigurata da Gary Shteyngart con comicità e profondità insieme, vista attraverso gli occhi di Lenny, forse l’ultimo essere umano romantico (pure troppo all’inizio, disincantato alla fine).