Solomon Gursky è stato qui, Mordecai Richler

Com’è arrivata in Canada la famiglia ebrea dei Gursky? Sono vere le voci secondo cui fece fortuna con il contrabbando di alcool? Che ruolo ebbe il misterioso Solomon che, ancora adolescente, venne rapito dal nonno e portato in Artide con una slitta trainata da cani e tornò con lo spirito da avventuriero? Sono queste le ossessioni di Moses, ex promettente scrittore alcolizzato, mentre l’impero economico dei Gursky prospera nelle mani del burbero fratello di Solomon, in Alaska qualcuno indottrina il figlio sulla Torah e profetizza un imminente cataclisma che salverà solo i timorati del Dio dell’Antico Testamento. Sembra però che tutto risalga a una nave proveniente dalla vecchia Europa la cui missione ebbe un esito tragico…

Quest’opera di Richler potrebbe essere un romanzo su Solomon, oppure sui Gursky, o ancora sulle vicissitudini degli immigrati ebrei in Canada oppure su Moses e gli scrittori inconcludenti… Ma forse è una parodia dei testi sulle saghe familiari, che contiene quanto sopra e in cui l’oggetto del titolo è il personaggio meno credibile, quasi soprannaturale nei suoi successi misteriosi, mentre il contorno, con tutti gli umani difetti, appare tragicomico e più plausibile, tra ricevimenti, invidie, gare di pesca al salmone, testi respinti, bar puzzolenti.

Solomon Gursky è un’opera pachidermica, scritta bene e sicuramente libera da intenzioni commerciali ma forse avrebbe gradito qualche pagina in meno, inoltre sembra priva di un’idea forte e di uno stile accattivante come in La versione di Barney.

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Recensione di
Antonio Soncina

Odio i best seller, soprattutto se di sfumature rosa, gialle o grigie. Ai classici preferisco storie contemporanee. Posso sopravvivere senza il rinomato "odore della carta" ma non con il Kindle scarico.

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