Segreta Penelope – Alicia Gimènez Bartlett

Segreta Penelope è la storia di Sara, è la storia di una vita che termina con un suicidio. Il romanzo inizia proprio dal suo funerale, andando a ritroso nella vita di Sara.

Ad indagare sulle ragioni del suicidio è la voce narrante, una delle sue amiche che cerca di trovare, se possibile, una spiegazione. Con tale intento indaga e scava nella psiche di Sara, delle sue amiche, della figlia di Sara, con la quale aveva un rapporto conflittuale, degli amici comuni, del marito di Sara e anche di se stessa. Quella che è la voce narrante è sicuramente l’amica che conosce meglio Sara e che rispetta la sua natura particolare, speciale.

Non sempre le indagini hanno una risposta certa, spesso portano a  nuove domande e l’autrice cerca di rispondere anche a queste, in una ricerca infinita. Nonostante la profondità dei contenuti questo romanzo, che può senz’ altro definirsi un romanzo psicologico,  con risvolti anche sociali, non ha uno stile pesante,  perché la penna è quella di Alicia Gimènez Bartlett, la madre di Petra Delicado, un personaggio meraviglioso,  forte e indipendente.

Gli aspetti su cui si sofferma sono molteplici, quelli che più hanno colpito me sono due:  la condizione della donna e il connesso obbligo sociale della  maternità.  C’è  una propensione naturale ( la segreta Penelope)? Siamo tutte portate, destinate, “obbligate” a essere madri? Quali possono essere le  conseguenze di una scelta sbagliata di una donna diversa dalle altre che faccia figli solo per adeguarsi alle convenzioni?

Il secondo aspetto è la sorte delle persone “speciali” , quelle che non rispondono ai canoni e non si adeguano alle convenzioni, che sono libere ma che finiscono per essere schiave più degli altri, quando costrette dagli eventi finiscano, per volontà o per caso, trascinate dalla corrente.

Ogni tanto tutti dovremmo porci queste domande, c’è chi se le pone quotidianamente, chi mai… Sicuramente dovremmo leggere questo tipo di libri almeno ogni tanto. Io li leggo spesso per una mia propensione naturale e mi sento di fare un accostamento fra lo stile dell’ autrice e lo stile psicologico di Javier Marìas.

 

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Recensione di
Miriam Caputo

Sono una divoratrice di libri, che ama la scrittura. Mi piace raccontare le storie che ho letto, ma anche inventarne di nuove e creare personaggi. Mi rispecchio in questa frase:
"Io voglio essere la trapezista, che fa il triplo salto mortale con il sorriso, la leggerezza, e non fa vedere la fatica dell'allenamento, perché altrimenti rovinerebbe il tuo godimento di lettore. Io voglio essere la trapezista e nulla voglio trasmettere della fatica del mio scrivere"
(Andrea Camilleri).

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