Romanzo irresistibile della mia vita vera – Gaetano Cappelli

Prendete il titolo di questo romanzo, aggiungetevi il sottotitolo “Raccontata fin quasi negli ultimi e più straordinari sviluppi” (che avrebbe reso la didascalia della recensione un po’ lunghetta, vero?) e capirete da soli che la storia raccontata da Cappelli è quanto meno bizzarra.

Della serie “si fa tutto per amore di una donna”, questo romanzo racconta dell’infatuazione di Giulio per Elena Bulbo d’Ambra. Come il lettore capirà da solo, Elena funge da pretesto per motivare le disavventure del protagonista, inizialmente pianista per scelta materna, divenuto poi scrittore.

Da musicista vero (cioè uno di quelli che NON arriva in classifica, ma neanche in sala di registrazione), Giulio racconta come la sfanga: dando lezioni da cui ricava le prime soddisfazioni, non solo economiche.

Questa carriera senza sbocco viene interrotta. Il suo grande amore impossibile, vedendolo leggere, gli rivela che lo scrittore rappresenta il suo ideale di uomo. Non l’avesse mai detto: Giulio baratta il paese, il piano bar, i plagi e una minima rendita per Roma, l’affitto di locali improponibili, riviste di avanguardia, le invidie con i rivali, il terrorismo.

Eppure Giulio scrive e mette a segno un primo romanzo che registra un discreto romanzo-irresistibile-gaetano-cappelli-copertinasuccesso, ma da lì in poi dovrà esserne all’altezza. Nel frattempo ci racconterà dei corsi di scrittura per sfangarla (di nuovo), gli inviti a eventi, il pessimo rapporto con i seguaci.

In questo “romanzo irresistibile” c’è un po’ di tutto. Una prima parte sembra la sceneggiatura di un film italiano anni settanta, di quelli con Banfi e la Fenech per intenderci, comprese le occhiate dallo spioncino durante la doccia di zia Irma e un po’ di luoghi comuni sui meridionali: i ventidue membri della famiglia partono per le vacanze su tre macchine e grazie allo zio Sgiascì, carabiniere, risparmiano sull’alloggio e sull’ingresso al lido. C’è l’ovvio e inevitabile confronto tra il paese sull’appennino e la capitale. Grande spazio alle donne, naturalmente, con lo zio carabiniere a fare da guru al giovane nipote in merito all’ars amandi e alle “altitaliane”.

Lo stile narrativo è un flusso di coscienza intenzionalmente un po’ contorto, per rendere il carattere brioso del protagonista, come se si trattasse di aneddoti al bar, anche se a volte può rendersi necessario tornare indietro di qualche rigo per riprendere il senso.

Molto divertente, piacerà alla mia generazione, comprendendo gli spettatori della commedia-sexy-all’italiana, i fuori sede, musicisti e scrittori che la sfangano (ancora!).

Potete fare come me e leggerne l’incipit qui.

 

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Recensione di
Antonio Soncina

Odio i best seller, soprattutto se di sfumature rosa, gialle o grigie. Ai classici preferisco storie contemporanee. Posso sopravvivere senza il rinomato "odore della carta" ma non con il Kindle scarico.

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