Quell’attimo di felicità – Federico Moccia

Con Moccia ci siamo caduti tutti, quando uscì in libreria Tre Metri Sopra il Cielo sono stata una delle prime a comprarlo e a pretendere che il mio ragazzo lo leggesse dopo di me, con tanto di note a margine e cuoricini.
Nemmeno a dirlo, al cinema sono stata una delle prime a sedermi e per mesi ho sognato una storia romantica come quella, con tanto di bad boy spettinato come Scamarcio.

Esistono libri di genere e sono libri per gli adolescenti, quello che ero perfettamente ai tempi dell’uscita del libro che ha reso Moccia e i suoi lucchetti un problema per l’urbanistica romana (e non solo!). Sono fermamente convinta che bisogna smettere di criticare i libri per i ragazzi  perchè mi sembra ovvio che se li leggiamo da adulti è normale che tutto ci sembri terribilmente falsato, diabetico e inutile. E perchè c’è bisogno anche di libri leggeri, romantici, soprattutto a quell’età.
Ma un conto è l’ennesima rivisitazione della storia alla Giulietta&Romeo in jeans e moto da corsa, un conto è invece una storia intrisa di stereotipi, banalità e soprattutto di autocelebrazione. Perchè è proprio questo che penso di Quell’attimo di felicità, ufficialmente il libro più inutile del mio 2013.

Volete la trama? Sicuri? Eccola.

Il protagonista, che nemmeno a dirlo ha un nome da cretino (NICCO!), viene lasciato dalla ragazza ma se non si capisce se a farlo stare male è questo o la morte del padre risalente quell'attimo di felicitàa qualche mese prima. Nicco ha un amico CICCIO (!) che oltre ad essere uno stereotipo che cammina, è capace di cose mirabolanti che nemmeno il genio di Aladino. In ordine: a)conosce tutti i propietari di ristoranti/trattorie/pizzerie/pub di Roma e non solo (!) – metà del libro i protagonisti stanno mangiando qualcosa di TIPICAMENTE ITALIANO -, b) è in grado di rimediare biglietti GRATIS per il concerto dell’anno in zona VIP – e vai con un capitolo pieno solo di titoli di canzoni e di banalità stellari, c) ha tre ragazze in contemporanea e rimorchia in continuazione nonostante sia rozzo e ciccione.

Non vi basta? Il perno della storia è che questi due amici incontrano una sera d’estate a Roma indovinate chi? BRAVI! Due americane in viaggio da sole…
Volete veramente che continui? Che vi racconti il tour di roma che gli fanno fare, portandole anche al famoso ponte dei lucchetti  – io non ci credo – , al castello di 3msc… questi vanno perfino a Venezia e a Napoli (dove, ve lo assicuro non mancheranno stereotipi e banalità).

Insomma una spremuta di inutilità. Perchè leggere questo libro? Non c’è niente, niente. Nemmeno la pseudo relazione estiva riesce a ritirare su le sorti di questo terribile romanzo. Una Lonely Planet di qualsiasi città è una lettura più interessante di questo libro, per dire eh.

Da evitare come la peste!

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Recensione di
Sara D'Ellena

«La mia intenzione è raccontare una storia: in primo luogo perché la storia viene da me e vuol essere raccontata.» Philip Pullman.
Raccontare storie e costruire librerie (immaginarie ovvio!) è la mia passione e la mia unica missione.

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