Non buttiamoci giù – Nick Hornby

Personalmente, mi do quasi sempre una seconda possibilità per giudicare un autore sia nel bene che nel male.
Alta Fedeltà mi era piaciuto molto: entrare nel mondo di Nick Hornby da un libro a caso e non dall’ultimo best seller, è stata la scelta migliore che potessi fare.

A distanza di mesi, eccomi allora pronta a recensirvi Non buttiamoci giù (2005) edito sempre da Guanda.
E’ forse alla traduzione in italiano che devo una quantità impossibile da nascondere di errori? D’accordo che l’Accademia della Crusca ha sdoganato il “ma però”, ma davvero voi riuscite a leggerlo senza storcere il naso?
L’idea che mi sono fatta leggendo questo libro è che in alcuni tratti sia stato tradotto a naso, scegliendo parole inadatte. Sarà così anche l’originale?

Ma torniamo alla storia. Il soggetto è senza dubbio originale tanto che sembra che Johnny Deep ne abbia comprato i diritti per un film (wikipedia): quattro persone si ritrovano la notte dell’ultimo dell' anno sul tetto di un palazzo pronti a buttarsi giù, per farla finita insomma.
Tutti e quattro hanno dei motivi diversi che Hornby ci fa scoprire grazie alla divisione del romanzo in quattro voci che, lo ammetto, è stato uno dei motivi fondamentali a non farmi innamorare del romanzo.
C’è l’adolescente Jess, sboccata e con una famiglia inesistente alle spalle, il volto noto della tv Martin, il musicista fallito JJ e la madre annullata dalla malattia del figlio Maureen. Cosa avranno da dirsi questi quattro personaggi così distanti tra loro? Beh… avrebbero potuto dirsi molto di più di quanto Nick Hornby ci racconta in questo romanzo.
Credo proprio che avrò bisogno di leggere ancora qualcosa di suo prima di prendere una posizione a riguardo!

Condividi
Recensione di
Sara D'Ellena

«La mia intenzione è raccontare una storia: in primo luogo perché la storia viene da me e vuol essere raccontata.» Philip Pullman.
Raccontare storie e costruire librerie (immaginarie ovvio!) è la mia passione e la mia unica missione.

Vedi tutte le recensioni
Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

6 commenti
  • Ma no, lo stile Hornby rimane sempre sul binario che hai intuito: libri di facile digeribilità, fluidi e divertenti, che mettono in luce le caratteristiche della società britannica di oggidì, vizi virtù luci ed ombre.
    Non occorre che tu legga l'opera omnia: è un autore che ti piace o non ti piace.
    Tanto in ogni caso, come sempre, ci sarà chi ti critica.

  • Tento una difesa d'ufficio, perché il libro a me invece ha fatto passare un paio di serate piacevoli. Però non è un ricordo fresco, e la difesa sarà fiacca. Tu chiami in causa anche la traduzione, e il mio globish (o meglio: inglese professional maccheronico) non mi consente di apprezzare queste sfumature. Secondo me, però, da un libro così non ci si deve aspettare nient'altro che un'atmosfera un po' sgangherata e una certa tenerezza verso i personaggi. Mi ricorda, alla lontana, alcuni romanzi di Pennac. E' un modo di affrontare con leggerezza lo smarrimento dei nomadi urbani che siamo tutti noi, può suscitare qualche sorriso, scorre bene. E basta. Certo, non sarà annoverato tra i capolavori della letteratura universale, quando gli alfacentauriani  studieranno le vestigia della nostra civiltà. Ma a me non è dispiaciuto, mi ripropongo di leggere qualcos'altro di suo per farmi un'opinione più fondata.

  • Anche a me non era piaciuto granchè come libro, l'ho trovato un po' piatto e a tratti noiosino; forse mi aspettavo troppo ?
    Comunque, oltre ad 'Alta fedeltà', ti consiglierei 'Un ragazzo' e successivamente 'Come diventare buoni'.

  • Anche per me "Alta fedeltà" rappresenta il miglior lavoro di Hornby. E ho letto "Non buttiamoci giù" (che considero di non troppe pretese, ma appunto come un po' tutta la produzione di Hornby che ho letto), "Come diventare buoni" (per me si perde nella seconda metà), "Tutto per una ragazza" (orribile).

    Inoltre io odio il calcio per cui non leggerò mai "Febbre a 90" ecc.

Recensione di Sara D'Ellena