Niente resurrezioni, per favore – Fred Uhlman

Il terzo racconto o romanzo breve della Trilogia del ritorno di Fred Uhlman porta il titolo Niente resurrezioni, per favore (No resurrection, please) e risale al 1979. Questa volta i protagonisti non sono più Hans Schwartz e Konradin von Hohenfels dell’Amico ritrovato e di Un’anima non vile, ma il periodo storico a cui si fa riferimento è lo stesso e la vicenda per molti aspetti simile.

Simon Elsas era un giovane avvocato ebreo nella Germania nazista. Si mise in salvo emigrando in America e da allora ha rinunciato a qualunque rapporto con la patria europea. Trascorsi però vent’anni da quegli eventi, di ritorno da un viaggio in Svizzera, avverte il richiamo irresistibile di un antico amore e si ferma per un paio di giorni nella nativa Stoccarda. Qui incontra un vecchio amico e compagno di studi che insiste perché partecipi ad una riunione di ex-compagni. Le strade degli amici di un tempo sono però ormai irrimediabilmente divise.

La storia di Simon ha molte affinità con quella di Hans Schwartz, così come anche alcune vicende di contorno ricordano episodi della vita dei protagonisti degli altri due racconti. Simili sono anche i sentimenti che animano i due giovani ebrei tedeschi fuggiti in America: su tutti il sentimento di amore-odio che li lega alla patria dolce e profumata che ha tradito i suoi figli ebrei, e in questo modo ha rinnegato anche tutte le sue glorie culturali passate. Hans però, a differenza dell’altro, era solo un adolescente quando la Germania precipitò nel baratro trascinata da Hitler. L’amico ritrovato descrive con delicatezza e grande sensibilità gli stati d’animo dubbiosi e appassionati tipici di quell’età unica e irripetibile che sono i 16 anni: e anche questo contribuisce al piccolo grande miracolo del primo racconto, incanto che nei due successivi non si ricrea.index

C’è però qualcosa di più che distingue Hans e Simon, e quindi le loro storie. Se il primo può infine, seppure solo in parte, riconciliarsi con il proprio passato e con l’amico creduto perso per sempre; ciò non avviene al secondo: non bastano le parole dell’amico di un tempo Hausmann a cancellare il dolore e la rabbia, troppi scheletri si nascondono negli armadi di troppi Tedeschi. Tra loro e Simon si colloca la tragedia immane chiamata Auschwitz, con i suoi milioni di morti innocenti e lo strazio e i sensi di colpa che ha lasciato in chi è scampato.

I tre racconti della trilogia sono tutti parzialmente autobiografici: soprattutto raccontano l’autobiografia del cuore tormentato di Uhlman. Niente resurrezioni, per favore, con il suo cielo d’autunno che si fa progressivamente più cupo, segna la definitiva rottura con la patria pure amatissima, rappresentando l’ultimo sogno della giovinezza irrimediabilmente infranto.

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Sulla Trilogia del ritorno si può leggere un’altra recensione -> qui.

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Recensione di
D. S.

Sono una lettrice vorace, una cinefila entusiasta e un'insegnante appassionata del suo lavoro; e non so concepire le tre cose disgiunte l'una dall'altra.

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