Quando apro un libro di Vonnegut so che al suo interno troverò un amalgama ben dosato di maestria, saggezza, genialità, ironia, schiettezza, rabbia, semplicità, capacità analitica e, in molti casi, guerra. “Madre Notte” non è certamente da meno. In questa opera l’autore si presenta come il curatore letterario dell’edizione destinata agli Stati Uniti delle memorie di Howard W. Campbell, Jr., un uomo rinchiuso nel carcere di Gerusalemme e in attesa di processo per crimini di guerra. E’ quindi lo stesso Campbell a scrivere il suo memoriale – destinato agli archivi dell’Istituto per la documentazione dei crimini di guerra di Haifa – e lo dedica a Mata Hari, “Che si prostituì per servire la causa dello spionaggio. Come me.”, e in un secondo momento a sé stesso: “Questo libro è ridedicato a Howard W. Campbell, Jr., un uomo che servì troppo scopertamente il male, e troppo segretamente il bene, il crimine del suo tempo”.
Campbell, trasferitosi in Germania all’età di nove anni, è un commediografo con uno spiccato talento che, in seguito, diventerà la voce della propaganda nazista in lingua inglese. In realtà egli sostiene di essere una spia americana e le sue trasmissioni celerebbero un flusso continuo di informazioni in codice per il governo statunitense. Dopo la guerra, di ritorno in America, le conseguenze delle sue azioni inizieranno a bussare alla sua porta.
Una delle costanti presenti in questo libro è la trama sempre interessante e ben congeniata, il che contribuisce a donargli incredibile spessore, perché riesce ad accentuare e a stimolare le riflessioni che derivano dall’analisi delle tematiche di fondo: il nazismo, l’odio raziale, la guerra, la morte, l’olocausto, il bene, il male, la loro percezione e interpretazione, e il continuo intrecciarsi in quell’indefinita varietà di toni di grigio in cui siamo quotidianamente immersi. Alcune trovate sono destinate, poi, a lasciare un indelebile segno, come la “Nazione a due“, lo spettacolare personaggio di Resi Noth o la stessa storia d’amore. Il tutto nella chiave apparentemente innocua dell’essere/apparire, che rimane saldamente il tema filosofico di fondo dell’intera opera. Nell’introduzione l’autore dichiara infatti che “noi siamo ciò che facciamo finta di essere, e dovremmo porre più attenzione in ciò che facciamo finta di essere”.
Mi trovo assolutamente d’accordo con il critico Daniele Brolli, che in “Segrete identità” (Baldini & Castoldi, 1996 – p.222) ha scritto: “In un paese civile ‘Madre notte’ di Kurt Vonnegut dovrebbe essere diffuso nelle scuole al pari di ‘Se questo è un uomo’ di Primo Levi. Le osservazioni sulla vita mascherate da filosofia spicciola concentrate nei romanzi di Vonnegut sono una forma di sapienza naturale che una volta tanto nega che tutto debba risalire ad un’ancestralità sorda e bestiale […] Solo James Thurber e Salinger possono vantare la stessa leggerezza nel parlare delle cose del mondo senza emettere giudizi”.
Con il rischio di risultare, di nuovo, incredibilmente banale quando parlo di un lavoro di Vonnegut, vi consiglio caldamente anche questo libro. Bellissimo. Se fosse una torta sarebbe una Sacher: dolce in superficie, ma il vero cuore è in profondità.
Nota: dal libro è stato tratto un film con Nick Nolte (1996).
“Ci sono centinaia di buoni motivi per combattere, ma neanche uno per odiare senza riserve, e per credere che Dio onnipotente sia d’accordo con noi. Dov’è il male? E’ quella parte di ogni uomo che vuole odiare a tutti i costi, che vuole odiare e avere anche Dio dalla sua. E’ quella parte di ogni uomo che trova tanto attraente qualsiasi genere di brutalità.
E’ la parte di ogni imbecille che vuole punire, avvilire, e gode a fare la guerra.”