L’ultima riga delle favole – Massimo Gramellini

Ho appena finito di leggere questo libro comprato un paio di giorni fa al Salone del Libro di Torino perché di Gramellini avevo sentito parlare in toni entusiasti e perché uno dei passeggeri del treno Roma – Torino, lo sfoggiava in silenzio tra gli oggetti di viaggio.

Da parte mia posso dire che da quando ho iniziato le prime righe, non ho più staccato gli occhi dal libro e non perché la trama sia particolarmente avvicente o l’incalzare dei fatti sia veloce, ma fondamentalmente perché lo stile di Gramellini e l’idea che è uscita dalla sua penna, sono una delizia per chi, come me, ha letto veramente di tutto e di più.

L’ultima riga delle favole mi ha sorpresa per la sua storia inusuale, fantastica eppure realistica, lontana da me eppure Gramellini_Ultima_Riga_delle_Favolevicinissima alla mia anima.
La stessa che Tomas sembra aver perso, tanto da non riuscire a collocarsi nel mondo, soprattutto se questo mondo è fatto di donne dalle quali fugge non appene sente il pizzico dell’infatuazione.

Ma non è così semplice: conosciamo Tomas nella dimensione terrena solamente per qualche pagina, per poi ritrovarlo (dopo un incidente improvviso), in un’altra delle tante dimensioni possibili, costretto a ricongiungersi con se stesso, con la sua memoria, con i suoi dolori ma soprattutto con la sua anima.

Non dirò altro se non: leggetelo.

 

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Recensione di
Sara D'Ellena

«La mia intenzione è raccontare una storia: in primo luogo perché la storia viene da me e vuol essere raccontata.» Philip Pullman.
Raccontare storie e costruire librerie (immaginarie ovvio!) è la mia passione e la mia unica missione.

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1 commento
  • ho appena finito di leggerlo :)
    mi ha colpito l’enorme metafora che si nasconde (ma non troppo) all’interno di questo romanzo “favolesco” ..le verità dure, i momenti commoventi; è vero, la trama non è particolarmente appassionante né strutturata. ma fa bene leggere un libro così ogni tanto; non estremamente avvincente, ma dolce, e (non mi viene altra parola) “buono”.

Recensione di Sara D'Ellena